Documento sindacale delegati CIM e San Lazzaro (1972)

Documento sindacale a cura dei delegati del CUB del Centro di Igiene Mentale (CIM) di Reggio Emilia e dei delegati dell’Ospedale Psichiatrico San Lazzaro – 1972

 

Parte prima

Per poter impostare un discorso corretto su alcune questioni sanitarie, (rapporti Ospedale Psichiatrico (OP) – Centro di Igiene Mentale (CIM) – Riforma Sanitaria), che riguardano non solo i dipendenti degli Enti Locali ospedalieri direttamente interessati, ma la generalità dei lavoratori, cioè tutte quante le categorie, è indispensabile avere innanzitutto alcune posizioni chiare relativamente alla propria situazione sindacale:

Il settore terziario, non direttamente produttivo, alimenta in misura molto rilevante (specialmente nei gradi più elevati) il fenomeno del parassitismo economico e sociale, cioè di chi vive sulla classe operaia direttamente produttiva.

Questo va rilevato, sia nella prospettiva di un aggancio del nostro lavoro (e dei servizi nei quali siamo inseriti) con gli interessi della classe operaia, e con le specifiche richieste contrattuali delle maggiori categorie operaie.

Per noi è soprattutto importante rivendicare una drastica riduzione delle categorie (carriere) e del conseguente ventaglio salariale : infermiere unico, ecc. – Ribadire che esistono enormi sperequazioni, categorie a bassa retribuzione (es retribuzione ausiliari e infermieri di O.P. e infermieri, monitori al Cim,, carriera esecutiva in Comune) e categorie a retribuzione altissima (alti funzionari in Comune o Provincia, medici aiuto, primari in 0.P., amministrativi nella carriera direttiva).

In relazione a queste sperequazioni sono da richiedersi non aumenti uguali per tutti, bensì inversamente proporzionali al livello attuale della retribuzioni – e non va dato nessun appoggio, anzi, e ulteriori miglioramenti delle condizioni stipendiali dei medici, primari e categorie più elevate. Questo anche onde evitare un ulteriore divaricazione tra le retribuzioni medie di questo settore e le retribuzioni medie del settore industriale, con conseguente aumento della distribuzione del reddito del settore terziario e aumento del parassitismo sociale, tanto più che, come vedremo, sono proprio le forze del parassitismo sociale – funzionari delle mutue, ordine dei medici – quelle che hanno contribuito maggiormente a bloccare la Riforma Sanitaria.

 

Parte seconda: la riforma sanitaria

Da un anno e mezzo circa si dà per scontato che la riforma sanitaria non si attui e si parla di prefigurazioni varie a livello dei servizi attualmente esistenti: dimensioni delle unità sanitarie locali, in­tegrazione tra servizi di vari ospedali, esercizio di funzione egemonica nei confronti delle mutue ecc.-

Riteniamo più utile, anziché prefigurare una riforma inesistente, indi­viduare:

1° quali erano e sono gli interessi della classe operaia in ordine alla salute e al Servizio sanitario.

2° quali sono state e sono tuttora le forze che frenano e impediscono la riforma.

3° quali possono essere gli obiettivi di lotta che vanno contro que­ste forze e a favore degli interessi operai.

Punto 1°: il caos esistente nel settore è sempre pagato più duramente dagli operai anche perchè direttamente sottoposti al sistema mutualistico, Con differenze tra mutua e mutua, differenze tra il livello delle prestazioni (mutuanti e privati, medicina di classe), differenze nella qualità e quantità servizi sul territorio nazionale, in relazione alle zone di sviluppo ed anche all’interno delle grandi città e delle zone a sviluppo economico più avanzato.

Gli operai di fatto sostengono, attraverso gli oneri riflessi, le spese del servizio sanitario esistente per tutte quante le altre categorie, e sono coloro che usufruiscono del peggior livello del servizio.

Punto 2°: gli ostacoli principali che erano da superare per la realizzazione del SSN si individuarono unanimemente:

-nell’organizzazione finanziaria e burocratica dei vari carrozzoni mutualistici;

-nell’alto livello di speculazione delle industrie farmaceutiche, sia quelle a maggior concentrazione, sia quelle medie e piccole, che avrebbero dovuto essere in qualche modo in carte dalla riforma sanitaria. Da aggiungersi anche gli altrettanti alti profitti ricavati dalla commercializzazione di questi prodotti.

-nelle opposizioni dei vari ordini dei medici a difesa di chiare collocazioni di privilegio di classe, che si esprimevano anche attraverso la FIARO. Unico risultato tangibile delle rivendicazioni dei medici è stato un grande e generale innalzamento dei loro salari.

Con queste forze non è proponibile ovviamente alcuna alleanza di classe, giacchè sono quelle con le quali bisognerà scontrarsi se si vorrà fare avanzare qualche concreto obiettivo.

Punto 3°: attacco alla salute proviene direttamente dalle condizioni del lavoro in fabbrica ed inoltre dalla attuale organizzazione della vita associata a tutti i livelli.

Le rivendicazioni di più vantaggiose condizioni di vita, anche fuori della fabbrica, per la classe operaia hanno saldate direttamente agli obiettivi di lotta in fabbrica con richieste concrete:

-nell’ambito della rivendicazione dell’inquadramento unico operai-impiegati, la richiesta di mensilizzazione del salario per tutti può evitare già ora un peso economico che, Oltre il resto, la malattia comporta;

-detassazione del salario;

-lotta contro la nocività, condotta parallelamente su due fronti: – rimozione delle cause ambientali; riduzione dell’orario di lavoro.

Le indicazioni prospettate individuano, nella misura in cui la riforma sanitaria non passa un crescente potere degli strati parassitari e la contraddittorietà delle forze che li rappresentano a livello politico. Si rileva pertanto la necessità che l’organizzazione sindacale come strumento della classe operaia individui obiettivi unidirezionali di difesa della salute dei e lavoratori sviluppi una strategia ti partecipazione nell’ottica prima prospettata.

Il discorso della medicina preventiva vicino chiarezza nella sua impostazione sia in quanto l’attuale modo di produzione porta a squilibri che nessuna prevenzione e “nuova riorganizzazione del lavoro” può prevenire, sia nelle proposte operative in quanto interventi nel campo preventivo dovranno integrarsi con efficienti strutture sanitarie operanti nei momenti della cura della riabilitazione.

Il ruolo del sindacato degli ospedalieri, In un contesto di reale e corretta partecipazione alla lotta per la tutela della salute nei momenti più qualificati e qualificanti si determina nel collegamento con gli organismi che la classe operaia si è data: i consigli di fabbrica ritenuti espressione più matura della democrazia e della autonomia operaia.

Per quanto riguarda gli obiettivi occorre superare ogni politica corporativa e formulare indicazioni politiche ti appoggio a determinate rivendicazioni della classe operaia

-libretto personale di rischio;

-Tenuta di registri ambientali;

-Denuncia di ogni pretesa di controllo scientifico sulla salute come fissazione dei tempi e dei ritmi tecnico-scientifici, MAC: in quanto si tratta I tentativi ideologici per imporre la logica del padrone nella veste più razionalizzata della scientificità e dell’oggettività.

I tecnici operanti a questo livello per una scelta di classe debbono specificare la contraddittorietà della loro collocazione nella fabbrica, La non neutralità degli strumenti E della scienza di cui si servono; conseguentemente la loro azione sarà di denuncia E di ricerca delle cause di malattia sotto il controllo diretto degli organismi di democrazia operaia E di rinuncia ad ogni altra azione politica che non riconosca egemone la strategia autonoma lavoratori si danno.

Infatti, mentre è corretto anche da parte di operatori del settore psichiatrico (nel quale molti di noi operano) un appoggio alle esigenze espresse dai lavoratori nelle piattaforme contrattuali, molto più confusa e contraddittoria è la cosiddetta ‘ricerca I obiettivi comuni’ in quanto le collocazioni reali, di classe, di questi operatori delle istituzioni per conto delle quali operano, rende di fatto molto difficile tutto ciò. Le istituzioni psichiatriche oggi svolgono di fatto una funzione di controllo sociale della classe operaia (in particolar modo l’Ospedale Psichiatrico), Quindi percorsi

Collocazione diversa dovrebbero negare la funzione per cui sono sorte.

 

Parte terza

Tentiamo invece di individuare, de un punto di vista sindacale, ma non corporativo, quale può essere la funzione dei lavoratori di queste istituzioni nel loro luogo di lavoro.

Riaffermiamo che l’origine della malattia mentale (che si esprime a livello individuale) ha precisi nessi con l’attuale organizzazione sociale capitalistica e non è determinata generalmente da un solo fattore (per esempio i ritmi in fabbrica), ma da più fattori causali, sempre ricercabili nell’organizzazione sociale capitalistica.

Le statistiche sugli attuali ricoveri in Ospedale Psichiatrico (OP) al 27- 4-71 confermano questa affermazione, Su 1513 ricoverati, 446 provengono dall’agricoltura (conseguenza dei fenomeni di espulsione e di degradazione economica di intere zone; soprattutto della montagna) 453 erano operai, 64 impiegati, 197 casalinghe, 59 addetti alle attività autonome, 294 invalidi. La percentuale più alta dei ricoveri è compresa nella età fra i 25 e i 40 anni, cioè un’età tipicamente produttiva, Non abbiamo statistiche, na pare che anche gli assistiti del CIM (o ex ricoverati in altri OO.PP.) appartengono al proletariato o sottoproletariato.

Gli appartenenti alle altre classi, in genere, si fanno ricoverare in cliniche private o si fanno curare, privatamente e costosamente, dagli stessi medici che lavorano in OP ( a conferma, ancora, che la  medicina è di classe).

Riguardo a questa impostazione, che parte dalla origine sociale della malattia mentale, consideriamo che l’0.P. e il CIM, come istituzioni operanti a livelli diversi.

L’0.P. è espressione del vecchio modo di isolamento e concezione del malato mentale in una società in cui i fenomeni non assumevano ancora un peso e una dimensione di massa, come tendono ad assumere oggi, In seguito ai processi di trasformazione della società italiana da agricolo-industriale industriale-agricola.

Oggi i fenomeni di disagio sociale si sono accentuati e generalizzati (in forme più n meno gravi), da cui la costituzione di reti di CIM all’esterno (la cosiddetta psichiatria di settore). Accanto alle nuove istituzioni, ovunque, hanno continuato ad esistere anche le vecchie per cui, in definitiva, le cause di malattia non sono state attenuate, ma sono invece aumentate le istituzioni tese a curarne gli effetti.

È errato considerare il CIM e l’OP come istituzioni contrapposte, in quanto la loro funzione si esplica nelle gestione di una stessa contraddizione: la malattia mentale. Si ritiene, quindi, che occorre tendere all’unificazione degli obiettivi, che vadano contro le cause di malattia mentale, che stanno a monte della gestione istituzionale: innanzitutto la denuncia diretta dell’origine sociale della malattia mentale nella classe operaia, affinché ciò produca pooi obiettivi di lotta autonomi (ai livelli in cui oggi sono proponibili: es nocività, servizi, scuola, ecc.) e non si riduca a tentativi riformistici per “rendere più umana le gestione della malattia mentale”.

Attualmente, a Reggio Emilia, l’O.P. resta il centro di controllo e di potere più importante, e condiziona, di fatto, anche l’operare del CIM. Questo avviene, sia attraverso la politica delle dimissioni e immissioni, sia attraverso la rete dei suoi medici, che operano nelle Mutue e negli ambulatori privati, sia attraverso la sua stessa esistenza e i suoi metodi di gestione, che rafforzano l’ideologia della malattia mentale, come malattia di carattere medico, sia come centro di potere locale economico e politico,

All’interno dell’0.P. la gestione della malattia mentale si pone in rigide gerarchie di potere dei medici, dei primari, dei burocrati amministrativi al di là anche dei poteri effettivi di controllo e di direzione da parte del Consiglio d’amministrazione della Pia Opera Ospedali S. Lazzaro. Questo deve essere chiaro a tutto quel personale (ausiliario, addetti, infermieri) che, all’interno della istituzione, è incaricato della “cura” dei degenti.

Questo personale si trova ad essere ai livelli inferiori come retribuzioni (e viene spinto dell’istituzione, anziché a lottare per obiettivi egualitari, a impostare una lotta concorrenziale in termini di scalata gerarchica): senza qualificazione effettiva (una effettiva qualificazione diminuirebbe il grave disagio che esso si trova a vivere sul lavoro e anche il divario “tecnico”, cioè di potere, rispetto ai medici), senza alcun potere decisionale a livello di gestione organizzativa e di intervento nei momenti fondamentali (ammissioni e dimissioni, programmazione dell’intervento terapeutico).

Specifichiamo meglio che nessun corso di preparazione professionale può modificare questi rapporti che esistono attualmente, se non si incide su due condizioni: i livelli salariali e l’effettivo potere decisionale nella gestione dei reparti.

E non vogliamo, assolutamente, con questo confondere una rivendicazione di potere decisionale del reparti, con una proposta di cogestione dell’istituzione (= suddivisione e partecipazione del potere dei modici, che non sarebbe nemmeno realmente di fatto possibile), Gli ausiliari, addetti, infermieri possono attraverso la rivendicazione di un maggior mere decisionale all’interno dei reparti, meglio rendersi conto della comune appartenenza di classe loro e dei degenti, e porsi nei confronti di questi ultimi in una prospettiva di cura più corretta; che si tradurrà, a livello sindacale, in obiettivi non corporativi, ma più collegati agli interessi degli altri lavoratori.

Concludendo: tentiamo di individuare alcuni obiettivi specifici di lotta per i lavoratori del settore, in relazione al più generale problema della malattia mentale (come settore specifico riguardo al discorso sulla Sanità, enucleato precedentemente):

1° Difesa della condizione di lavoro del personale (salari, orari turni, rapporto numerico tra infermieri e degenti, ecc) che può anche non comportare un ulteriore gonfiamento delle assunzioni, ma si può – se è possibile – risolvere con una organizzazione migliore nella muova pianta organica,

2° -maggior potere di decisione a tutti i livelli, nelle gestione di reparto.

3°- lotta per la abolizione dell’attuale legislazione repressiva e poliziesca sui manicomi e sulla malattia mentale (ricoveri coatti, cancellazione dal foglio di famiglia, con conseguenze che, tra l’altro, impediscono, di fatto, un intervento più efficace (anche da parte del C.I.M.).

4° – Diritti sindacali dei degenti che lavorano in PO, che devono essere assolutamente pari a quelli degli altri lavoratori.

5° – Possibilità (nell’ambito della gestione di reparto) di eliminazione di quelle norme restrittive interne all’OP, che impediscono al degente di mantenere un rapporto effettivo con la realtà esterna (es. Posta, oggetti personali, ecc.) e che impediscono, poi, di “guarirlo”, cioè di ri-metterlo in grado di avere un rapporto corretto con la realtà.

6°  – Norme precise che limitino il potere economico dei primari (es. tempo pieno, ma effettivo, all’interno dell’0.P.), e non lascino ai direttori sanitari gli attuali poteri decisionali, che devono competere ai Consiglio di Amministrazione, poiché in questo modo si elimina la copertura della “scientificità” medica e si evidenziano meglio i caratteri dell’operare psichiatrico, come pratica sociale e politica.

7° – Rivendicazione di un controllo, a livello di Amministrazione, (in previsione del Nuovo Statuto) della impostazione politica ed organizzativa dell’0.P., da parte delle Confederazioni Sindacali, riguardanti in particolar modo questi punti:

  1. a) la politica delle ammissioni e dimissioni, che non si può risolvere né con un medico del C.I.M., uno del CIM posto accanto nell’ambulatorio di accettazione all’0.P., e nemmeno con la costituzione di una astanteria psichiatrica presso l’OP, che porterebbe ad una ulteriore struttura di controllo che si aggiungerebbe a quelle già esistenti, le quali per proprio conto già tendono sufficientemente a conservarsi e moltiplicarsi. La politica delle ammissioni e dimissioni dipende strettamente dalla attuale ancora arcaica, oppressiva impostazione della gestione dell’OP dalle scelte sempre mal definite a livello dei rapporti fra CIM, OP e Provincia; e che non sta ai lavoratori di compiere, ma semplicemente chiarirsi in termini di battaglie precise riguardo a tutti problemi psichiatrici, e non di scarico delle responsabilità.

È vero che fuori esistono condizioni sociali spaventevoli che tendono a ributtare il paziente in braccio all’istituzione psichiatrica, ma questa non può essere una giustificazione alla mancanza di scelte, ripetiamo, soprattutto all’interno dell’0.P.-

  1. b) I principali momenti organizzativi e di gestione dei reparti; organizzazione dei corsi – effettivo potere e realizzazione delle assemblee di reparto – organico di reparto -.
  2. c) i bilanci, i controlli dei finanziamenti e delle politiche di spesa dell’amministrazione.

8° – Una serie di assemblee comuni sindacali, fra infermieri di OP, e del CIM su tutti i problemi qui proposti, ben programmate e tali che diano la possibilità effettiva di discutere su questi problemi e di collegarsi.

– Aggiungiamo che non riusciamo a vedere come, in queste assemblee, siano collegabili e quali problemi comuni possano avere i primari e gli infermieri, cioè categorie con dei dislivelli salariali dell’ordine di 5-6 volte.

 

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