Chiudono i punti nascita e aprono i servizi prêt-à-porter

La giornata di lotta perché cessino le violenze sulle donne è ormai alle porte ed anche il Comune di Reggio Emilia ha voluto prepararsi all’evento. Lo ha fatto – come ci dice la Gazzetta di Reggio on line – annunciando l’apertura di un centro rivolto agli uomini maltrattanti con queste parole:

Roberta Mori parlava di soggetti fino ad oggi competenti in altri ambiti. Come il centro sociale Papa Giovanni XXIII, il cui presidente Matteo Iori ha ieri spiegato le motivazioni di una presenza non più procrastinabile. «Come cooperativa sociale – spiega Iori – riteniamo importante non solo gestire servizi ma anche portare avanti proposte. Senza dimenticare che nelle nostre strutture da un lato gestiamo donne vittime di violenze, dall’altro accogliamo uomini violenti». Da qui la svolta. «Ci siamo resi conto che gli uomini violenti devono essere aiutati anche in altri contesti. Un nostro operatore sta seguendo un corso di formazione al termine del quale apriremo un “centro di ascolto per uomini maltrattanti” aperto a chiunque si renda contro di avere sbagliato».

Cioè – mi pare di capire – Il centro sociale Papa Giovanni XXIII che fino ad oggi è stato competente in altri ambiti, e precisamente nel campo delle ludopatie, viene coinvolto dal Comune sul tema degli uomini maltrattanti.

Ciò avviene alla vigilia della data del 25 novembre, e a pochi mesi dalle elezioni politiche di primavera, da parte di qualcuno che ha pensato di coinvolgere questa struttura – notoriamente vicina all’area che fa capo a Delrio ed ai renziani locali – oltre che sulle ludopatie, anche nell’apertura di un centro di ascolto per uomini maltrattanti.

Questo coinvolgimento, da quello che è possibile arguire – e come del resto è stato statuito dal legislatore nelle varie leggi che permettono ai comuni di dare incarichi brevi manu – pare essere avvenuto senza alcun bando pubblico che abbia dato la possibilità ad altri soggetti di concorrere per l’assegnazione di questo ‘appalto’.

Per prepararsi a questa presenza non più procrastinabile il Centro sociale Papa Giovanni  ha individuato un proprio operatore che “sta seguendo un corso di formazione al termine del quale” aprirà “un centro di ascolto per uomini maltrattanti aperto a chiunque si renda contro di avere sbagliato”.

Ho lavorato per oltre trent’anni (dal sett. 1972 al dicembre 2003) come psicoterapeuta nei servizi sanitari pubblici della città e della provincia di Reggio Emilia, spesso con incarichi di dirigenza, e poi fino a tre anni fa ho diretto gli sportelli di Gancio Originale. E non è tanto sugli aspetti schiettamente clientelari di questa faccenda che voglio intrattenermi, quanto su quello che ciò significa da un punto di vista tecnico.

Infatti il discorso tecnico implicito nella decisione di aprire “un centro di ascolto per uomini maltrattanti” parte dalla premessa che per essi – o meglio per quelli di loro che si rendano conto di avere sbagliato – sia opportuno aprire nel privato sociale, e peraltro in una struttura che finora non ha al proprio interno specialisti del ‘settore’ (!!), una sorta di servizio specialistico di secondo livello.

Ma chiedo innanzitutto: è stato appurato che questi casi – stiamo parlando non di uomini maltrattanti, ma di uomini maltrattanti disposti al pentimento!! – esistono? sappiamo quale sia la loro consistenza? C’è qualcuno che li ha censiti? Chi sono gli eventuali invianti? Esiste già da qualche parte una lista di attesa? (Personalmente ho seguito varie donne ed anche alcuni uomini maltrattati o violentati, ma i maltrattanti pentiti dopo 40 anni di lavoro posso contarli sulle dita di una sola mano .. monca del pollice e dell’indice!)

E in secondo luogo: è stato appurato se questi casi non siano già seguiti dai servizi pubblici? Cosa ne pensa il servizio di Igiene Mentale dell’Ausl di un servizio di secondo livello affidato a chi finora ha fatto tutt’altro?

Ed infine cosa ne pensano i colleghi psicologi, psichiatri, NPI del fatto che si crei ex abrupto, dall’oggi al domani una branca specialistica sull’argomento?

D’altro canto, ma sempre in tema di violenza sulle donne, mentre giù a valle nascono questi servizi prêt-à-porter, pre-elettorali, volti soprattutto a sostenere finanziariamente (i soldi a disposizione ci sono!) le clientele più fedeli, in Montagna hanno chiuso il punto nascita di Castelnovo Monti!

Domanda da cittadino, ma anche da tecnico che ha collaborato a chiudere il manicomio, e che quindi di violenza istituzionale un po’ ne sa: è chiaro che a volte la violenza è sorda e anodina? che la violenza istituzionale non è “né màscola né fìmmina”? e che spesso si nasconde dietro le leggi e i regolamenti? È chiaro che questa violenza istituzionale oggi spesso assume le vesti asettiche della logica aziendalistica, in base alla quale i burosauri possono bellamente fregarsene delle persone, e soprattutto delle donne e dei deboli?

 

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