1968 – 2018

L’incipit dell’articolo della Rossanda (“Le chiavi del ’68. Fine di un’epoca o apertura di un ciclo”, da “1968 Gennaio”, Supplemento al N. 22 de ‘Il Manifesto’, 1988, pp. 4\9) mi pare che ancora ci parli e ci spinga a tornare a rivedere il ’68 come “un ritorno al futuro”.
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Rossana Rossanda

[da “1968 Gennaio”, Supplemento al N. 22 de ‘Il Manifesto’, Gennaio 1988, p. 4]

“Tra le molte domande che si sono fatte negli ultimi anni sul ’68, perlopiù astiose o retoriche, una ci pare invece importante: i movimenti che vi appaiono e vi si moltiplicano sono in qualche continuità con le lotte del passato (qualcuno afferma che il ’68 ne rappresenta l’ultima grande espressione) o sono in rottura con esse? Come rottura il ’68 è stato vissuto; Cours camarade, le vieux monde est derrière toi! E questo non può essere messo tra parentesi, chi in qualche modo vi partecipò non si sentì in serie a nulla, volle reinventare tutto. Ma non esime dal chiedersi fin dove fu realmente un separarsi e un innovare, se e su che cosa si innestava una discontinuità, e soprattutto se in essa si rivelava una sintomatologia che, al di là del momento eroico, sarebbe stata presente, significativa per il futuro.

La domanda perciò non è accademica. Riguarda non solo i venti anni che sono trascorsi, ma l’oggi.
Quel che il manifesto tenta di fare — in dodici numeri mensili, come questo di 40 pagine, analisi, bibliografie, tentativo d’inserimento del movimento nel quotidiano del vivere attorno ad esso, suggestioni, fonti — è una rivisitazione che faccia asse attorno a queste domande, e permetta una risposta meno sommaria delle violente accuse o delle patetiche nostalgie con le quali il ’68 sembra soltanto tornare alla memoria.

Non saremo in grado di dare neanche in dodici numeri se non una parte della documentazione, tanto si addensarono in quei mesi eventi e riflessioni, azioni – reazioni – rielaborazioni; tuttavia chi ci seguirà, avrà in mano il bandolo dei molti gomitoli che concorsero a quella trama, e potrà diversamente dipanarli per una ricerca successiva. Che finora essa non ci sia stata la dice lunga sull’essere il ’68 ancora materia conflittuale, non archiviata, non «oggettivata», bruciante. Se brucia — e questa è già una prima risposta alle domande che ci proponiamo — non era soltanto l’ultima e pittoresca fiammata d’un antico incendio. O almeno non soltanto questo. Tutte le braci, in capo a meno di vent’anni, diventano fredde. Questa scotta, irrita ancora.”

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Sull’articolo di Filippo Gentiloni

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