Dalla scuola di Edipo a quella di Narciso

Una nota sul testo “La scuola di Narciso”

(L.A.)

Scuola, famiglia e società negli ultimi decenni sono state sottoposte ad un medesimo processo di trasformazione che attraverso un complesso gioco di influenze reciproche ha prodotto una nuova società, una nuova famiglia e una nuova scuola.

Abbiamo assistito così contemporaneamente al passaggio da società centrate sulle varie etiche del lavoro presenti inizialmente nei territori più dinamici della società, ad una società centrata su di una sorta di estetica consumista. Da una famiglia intesa come unità di produzione, ad una famiglia considerata dai media come unità basica di consumo. Da una scuola incentrata sulla formalità ad una in cui prevale l’informalità.

E dalla prevalenza nella vecchia società di personalità di tipo anancastico all’emergere sempre più massiccio oggi di strutture di personalità di tipo anaclitico. Il che in termini meno dottorali significa che ieri il tipo di personalità prevalente all’interno della nostra società era quello attrezzato – attraverso l’educazione – a vivere sotto il segno della rinuncia e del ‘dover essere’, in un confronto serrato con modelli forti da imitare e con i quali impegnarsi in una dura lotta (Edipo). Mentre oggi questo profilo è soppiantato da quello di Narciso: cioè da un tipo di personalità più votato alla gratificazione immediata grazie al sostegno aprioristico ricevuto dagli adulti -genitori o docenti che siano- che non vedono più il bambino come un ‘vortice istintuale’ da ex-ducere, cioè letteralmente da ‘trarre fuori’ dal suo primitivo stato di asocialità, ma come un essere in cui rispecchiarsi poiché pieno di virtù e potenzialmente capace di raggiungere qualsiasi meta.

All’interno di questa nuova prospettiva anche la scuola è cambiata, e dalla scuola di Edipo siamo passati a quella di Narciso: cioè dalla vecchia scuola classista, all’interno della quale ogni mozione degli affetti era bandita, per cui sia i docenti che gli studenti cercavano di indurirsi nascondendo la loro vera identità dietro un paravento fatto di vuoti rituali; a quella di Narciso all’interno della quale una nuova generazione di docenti, figli del ’68, osò immaginare e costruire nei fatti un rapporto più ravvicinato e informale con gli studenti, funzionale ad una nuova società meno piramidale di quella precedente. Tutto ciò però fra molti errori, e in un rapporto sempre più teso con i programmi dei legislatori italiani ed europei, soprattutto a partire dalla seconda repubblica allorché si accentuò il loro disinvestimento sulla la scuola e lo svilimento della figura del docente.

Il testo di 280 pp. – reperibile su Amazon sia in formato cartaceo che come e-book si suddivide in tre sezioni:

– Si parte dall’analisi in termini sistemici dei cambiamenti intervenuti nella scuola, nella famiglia e nella società, che in scuola hanno innescato il passaggio dal “rituale pedagogico” che caratterizzava la vecchia scuola di Edipo, alla teatralizzazione della scena formativa, tipica della nuova scuola di Narciso. Con una focalizzazione sui fenomeni che hanno indotto quel vero e proprio deficit di autorevolezza della funzione docente agli occhi delle famiglie e della società; sui processi interni indotti nella nuova scuola dalla reciprocità e dalla vivacità dei rispecchiamenti fra docenti e discenti che il nuovo clima informale presente in classe rende particolarmente vivace; sui vari problemi di rimaneggiamento del proprio mondo interno cui sia gli studenti che i docenti non possono sottrarsi. Ed infine sulle vicissitudini del processo maturativo dei ‘Peter Pan della globalizzazione’, cioè dei giovani della società attuale, forzatamente compressi in un perenne  stato di sospensione fra l’adolescenza e l’età adulta; al cui fianco si vanno disponendo  i figli di quella seconda generazione migrante, che almeno da noi finora hanno trovato proprio nella scuola il luogo principe che li introduce nella nostra società sotto il segno dell’affiliazione.

– La seconda sezione comprende i post più significativi su scuola e ‘dintorni’ pubblicati in questi anni in vari siti online: Academia.edu; Psychiatryonline, Volere la Luna, etc. – Il taglio dei vari scritti è spesso meno analitico e più polemico di quello delle precedente sezione, della quale però in certo qual modo questa sezione è figlia. I titoli più significativi ci conducono ai temi della formazione dei docenti;  alle vicissitudini attuali sia della lezione che del processo creativo e produttivo nel regno di Narciso; ai riti di passaggio degli adolescenti autoctoni e migranti; agli effetti della coltivazione televisiva, e a quella dei nuovi media.

– La terza parte infine si compone di un insieme di progetti che psicologia clinica e scuola hanno attuato (o solo tentato di attuare) insieme nel microcosmo reggiano in cui l’autore opera, a partire dalle riflessioni sulla vecchia nuova scuola, ma anche da quelle sulla storia delle psicologia clinica oggi, ieri e avantieri. Si parla in particolar modo di counselling psicologico, di educazione alla crescita, di setting riabilitativi per disabili in età evolutiva, di supervisione, etc. –

 

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