Lettera aperta, da cittadino a cittadino

di Rossella Montanari

Gentilissimi Cittadini Italiani,

sono una di Voi e come molti di Voi ho una famiglia, so cosa significa avere delle scadenze di pagamento, dei debiti con le banche e so anche, a mie spese, quanto il sistema bancario, oggi, ma anche ieri, sia stato un’istituzione che, a volte, applica, e ha applicato un sistema di “usura” legalizzato, che non guarda in faccia nessuno ma che è in grado di rovinare la vita e il futuro a intere generazioni. I problemi dell’Italia e dei suoi sistemi di governo non sono “problemi” della destra o della sinistra, ma rappresentano i problemi e le preoccupazioni di tutti noi Cittadini, giovani e meno giovani, lavoratori, disoccupati, precari, cassaintegrati, esodati, pensionati. L’attuale crisi economica che ha colpito il “Nostro Paese”, ma non solo, e i suoi Cittadini ha stimolato in me la voglia di condividere, attraverso questa lettera, le mie riflessioni e le mie idee. Rivolgo questo mio appello soprattutto a “Tutti” coloro che vogliono, veramente, risollevare le sorti del Paese e dei suoi cittadini, che oserei chiamare “Comuni”, da questa crisi e da questo sistema politico che nonostante stia chiedendo e attuando politiche di sacrifici, specialmente e quasi totalmente, ai suoi cittadini “onesti” non riesce a ridurre i propri privilegi, proteggendosi gli uni con gli altri all’interno delle aule parlamentari, ma non solo. Eventi, quali il salvataggio di alcuni onorevoli, sono tipici esempi del come in Italia la legge non è effettivamente “uguale per tutti”. La strumentalizzazione politica in molti ambiti e la scarsa, cattiva informazione, che tende a creare “un’arma di distrazione di massa” sono tutti elementi indispensabili a questa classe politica per mantenere il potere e l’autoreferenzialità. Tutto questo ha contribuito non solo ad allontanare il cittadino dalla politica ma ha fatto sì che questa classe politica si costruisse un proprio mondo, parallelo a quello dei cittadini, costruito sul potere acquisito dalla tutela degli interessi economici delle diverse lobby e anche dei propri intrighi politici, atti più al mantenimento del potere che non al ben-essere del Paese e dei suoi “Cittadini”. La non lontana bocciatura del referendum sulla legge elettorale, nonostante le tante firme raccolte, è stata la conferma dell’evidente illegittimità di questo Parlamento poiché, se fosse stato ammesso il referendum e fosse stata richiesta la modifica della legge elettorale, si sarebbe, inevitabilmente, creata una situazione di delegittimazione di quanti occupano le “poltrone romane”. A tale proposito e al fine di riportare giustizia, equità, ma anche e soprattutto principi, valori, etica…, cioè tutto ciò che oggi manca, Vi chiedo, di aderire a questa idea e di aiutarmi a realizzare, o almeno provateci, un sogno. Mi rivolgo a tutti i cittadini “onesti” che hanno sempre pagato le tasse, che hanno ancora degli ideali, dei valori e che credono, oggi, ancor più di ieri, che cambiando le regole del gioco, aumentando il rispetto verso la legalità, la trasparenza e l’uguaglianza sia possibile risollevare il Paese e i suoi cittadini da questa crisi, non solo economica, ma soprattutto di sistema e politica. Mi rivolgo anche a coloro che per sopravvivere sono stati costretti a diventare degli evasori fiscali poiché a causa dell’attuale sistema fiscale non hanno potuto pagare le tasse perché, se l’avessero fatto, non sarebbero riusciti a nutrirsi, a far studiare i propri figli, a vivere cioè, in modo dignitoso e accettabile. Mi rivolgo anche a tutti quelli che sono stati costretti a fare lavori in nero, ma solo perché non gli è stata offerta altra possibilità e, quindi, non potevano fare diversamente. Tale situazione è stata da loro accettata non perché ritenuta una condizione favorevole e privilegiata di guadagno, ma solo per salvaguardare la loro dignità di uomini e poter dare di che vivere ai
propri cari. Chiedo, a tutti i Cittadini “Comuni” che vogliono riportare il Nostro Paese all’interno di una condizione di legalità, di tutela dei diritti del cittadino, di tutela dell’ambiente, di tutela e salvaguardia della salute, in quanto bene comune e di tutti gli altri beni ritenuti tali (acqua, terra, aria, territorio, etc..) e che vogliono l’abolizione dei privilegi di casta, qualsiasi essa sia, e delle lobby, di leggere e riflette su quanto esporrò di seguito e di scrivermi, se ritengono condivisibile quanto esposto e quindi vogliono, insieme alla sottoscritta, mettersi in gioco per realizzare un “sogno”. Penso sia ormai giunto il momento di non ascoltare più quanto ci viene raccontato, ma ognuno di noi dovrebbe imparare ad ascoltare l’Altro, le sue esperienze, i suoi vissuti le sue aspettative e attraverso un processo riflessivo si renderà possibile comprendere i veri bisogni di questo Paese, ma soprattutto dei suoi Cittadini. L’attuale classe politica ha dimenticato, ormai da tempo, di ascoltare i cittadini suoi elettori e, purtroppo, ne parla, spesso, solo durante le campagne elettorali o, ancor peggio, si vanta di farlo, priva però della consapevolezza che le modalità adottate sono ben lontane dalla reale capacità di ascoltare l’Altro e, pertanto, riconfermano in-consapevolmente sempre di più la loro autoreferenzialità.

LAVORO
Molti nostri con-Cittadini hanno perso e purtroppo continuano a perdere il proprio posto di lavoro, i giovani non riescono a trovarlo e, inoltre, c’è chi si vede costretto ad accettare proposte di lavoro “per sopravvivere” senza diritti, sottopagati e/o in nero. Il lavoro, in conformità a quanto sancito dall’articolo 1 della Costituzione rappresenta, nel nostro Sistema Democratico, un Valore fondamentale, in quanto, elemento qualificante dello Stato e indispensabile nel perseguire una politica atta a eliminare le disuguaglianze sociali e i privilegi economici. L’uguaglianza dei cittadini e il loro diritto al lavoro rappresentano, infatti, elementi indispensabili per affermare la propria personalità, ma anche la propria identità sociale. Il lavoro rappresenta, in un sistema democratico, quel “bene comune” che si pone al centro delle esigenze del Paese e che non fa parte né della destra né della sinistra, ma rimane quel bene che dovrebbe appartenere a tutti i Cittadini, poiché si colloca al di sopra delle parti e al di sopra di qualsiasi interesse di profitto dei pochi, rappresentando un elemento comune e indispensabile alla sopravvivenza dei Cittadini e di quel loro sistema sociale e culturale riconosciuto del nostro Diritto Costituzionale. La “Vera” Politica con la “P” maiuscola deve essere in grado di porre al “Centro” del sistema le esigenze della collettività e dei cittadini. Questo però non accade più da tempo in quanto l’attuale classe politica ha posto al centro delle sue azioni la propria “rieleggibilità”, la quale, a sua volta, è determinata esclusivamente dalla capacità di “Tutele” che essa stessa è in grado di porre in essere garantendo al sistema delle Lobby i loro interessi, qualsiasi essi siano, anche a scapito, come si è purtroppo verificato sino ad oggi, degli interessi della collettività civile e del cittadino comune. L’attuale classe politica ha sviluppato politiche del lavoro attraverso la così detta flessibilità, determinando un sistema di lavoratori precari che rappresentano i veri ostaggi dell’attuale classe dirigente poiché, pur di mantenersi il lavoro, garantiscono a questo sistema politico di rimanere al potere, qualsiasi esso sia, ricattati dal fatto che cambiamenti degli equilibri politici possano determinare la perdita del lavoro stesso. La riforma del lavoro deve prevedere una vera flessibilità, dove tale termine non potrà più significare precarietà ma evoluzione della/nella professione, riconoscimento e dignità di ruolo. Il lavoro doveva, e deve, essere tutelato e i lavoratori devono operare in un sistema in grado di garantire loro le regole per la sicurezza, sia fisica sia psichica, e nel pieno rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione. La riforma del lavoro non può prescindere della riforma del sistema economico-industriale, in quanto, solo attraverso l’innovazione e l’introduzione di nuovi investimenti si può essere in grado di modificare e migliorare la qualità di vita dei propri dipendenti o per meglio dire dei primi portatori d’interesse (stakeholder).
In Italia ormai da troppo tempo la classe politica ha posto il proprio potere e il potere del capitale privato, delle lobby, delle corporazioni, sopra di tutto, compreso l’interesse del Paese e dei suoi “Cittadini Comuni”, che hanno come loro unico interesse una vita dignitosa per sé e per i propri figli, garantita soprattutto da un posto di lavoro adeguatamente retribuito. Al centro dell’attuale sistema politico quindi non c’è, e non c’era, la collettività, ma il potere dei pochi a scapito dei tanti. Il nostro sistema economico e industriale si è sempre basato su un sistema costituito da piccole e medie imprese che garantivano spesso il lavoro alla collettività locale, la quale, a sua volta non era costretta a lunghi spostamenti in auto, riducendo così non solo l’impatto sull’ambiente, ma anche i costi-lavoro. Questo sistema, a causa dell’ottusità dei politici e delle politiche
internazionali, ha lasciato il posto a sempre più potenti sistemi industriali che hanno monopolizzato il sistema economico-industriale, ma anche politico, e le piccole e medie imprese hanno, spesso, dovuto soccombere alla potenza non solo economica ma anche politica delle grandi multinazionali. La classe politica emanava leggi ad hoc per le grandi imprese e penso che nessuno di noi possa aver dimenticato i soldi stanziati per anni dallo Stato a una delle maggiori case automobilistiche italiane e poi con quali risultati? Solo, purtroppo, quelli che ancora una volta lo Stato (cioè noi attraverso le tasse) deve cercare attraverso gli ammortizzatori sociali di dare di che vivere ai nostri con-cittadini perché le politiche dell’azienda sono cambiate…!! Tutto questo non doveva e non poteva succedere ma è accaduto a causa dell’incapacità dell’attuale classe dirigente. La nuova politica dei cittadini dovrà iniziare a fare scelte, a differenza della precedente, per il bene comune e non più per tutelare e salvaguardare gli interessi di solo una parte della società, anche se ben rappresentati.
Alcuni mesi fa, purtroppo, abbiamo vissuto tutti il dramma che ha colpito i Cittadini della mia Regione (Emilia Romagna) cui auguro, con tutta me stessa, un rapido ritorno alla così detta normalità. A questo dramma va aggiunto quello ancor più grande del dolore per il lutto che ha colpito alcune famiglie, ma anche tutti noi. La tristezza è tanta soprattutto ricordando chi lavorando, ma non solo, ha perso la propria vita. In quei giorni, nonostante gli ancora tanti morti sul lavoro, cui va un nostro commosso ricordo, in Parlamento si è discusso e approvato la riforma del lavoro proposta dal Ministro Fornero. A tale proposito, pur non volendo dare adito a strumentalizzazioni ritenute inadeguate e irrispettose nei confronti di chi sta soffrendo per la perdita dei propri cari a causa del terremoto, ritengo che non si possano fare riforme efficaci partendo a “valle” e non a “monte” dei problemi e delle questioni. Da diverso tempo sentiamo parlare di liberalizzazione, ma in realtà quando tutto il sistema è in mano a poche multinazionali che occupano, da più parti, l’intero mercato produttivo, essendo passati dai monopoli agli oligopoli, la liberalizzazione è in pratica inesistente, in quanto, non si può parlare di liberalizzazione se il mercato è nelle mani di poche e potenti multinazionali che si dividono il mercato stesso. Per liberalizzare il mercato e per tutelare le piccole-medie imprese, che hanno caratterizzato l’economia dell’Italia, e quindi per rilanciare una vera ripresa del mercato nazionale e dell’economia si rende indispensabile una vera riforma del sistema industriale italiano esso, infatti, dovrà essere in grado d’incentivare e incoraggiare gli investimenti e la nascita di nuove imprese. Ma ancora una volta l’attuale classe politica, oltre a non essere riuscita a fare le riforme necessarie per evitare o perlomeno ridurre gli effetti dell’attuale crisi e che, per poter “forse” evitare il peggio, ha dovuto demandare le riforme a un Governo di tecnici, non si è accorta che il problema non è dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, ma delle politiche industriali promosse nel Paese. Il modello di rappresentanza attuato da confindustria non è ormai, da diverso tempo, in grado di rappresentare le piccole e le medie imprese (e forse in parte anche quelle maggiori) e ritenendo, tale associazione, l’unico interlocutore riconosciuto a livello nazionale, il decisore pubblico continua a distruggere la nostra economia basata su modelli economico- industriale diversi da quelli rappresentati. Ancora una volta siamo noi cittadini comuni che possiamo capovolgere le sorti del Paese e non attraverso l’antipolitica, ma attraverso una politica vera, democratica, equa, trasparente e rispettosa dei propri beni comuni e degli interessi della collettività. Solo noi possiamo dire basta alla politica del “Partito persona” e promuovere un partito del “Cittadino” per una Politica per il Cittadino dove egli stesso non sarà più lo spettatore della politica ma diventerà il vero attore e regista. Il popolo, come sancito dall’articolo 1 della Costituzione, riprenderà ad essere sovrano e non un uditore dell’altrui politica. Il nuovo sistema di fare politica deve prevedere il coinvolgimento della società civile ed anche delle lobby, ma non per salvaguardare solo i loro interessi, ma soprattutto per il bene e l’interesse pubblico. Il ruolo dei lobbisti sarà da intendersi come un elemento di facilitazione delle relazioni tra le imprese, comprese le piccole e le medie, con il decisore pubblico sia a livello territoriale e sia a livello statale, allo scopo di determinare decisioni condivise in grado di favorire la democrazia. Tutti i portatori d’interesse dovranno collaborare e cooperare allo scopo di raggiungere un fine unico, cioè il benessere dei cittadini e del Paese in cui essi vivono.

POLITICHE INTERNAZIONALI, SALUTE E AMBIENTE
Le politiche internazionali della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization), gestite dalle politiche dei governi più forti, hanno portato alla creazione di un sistema economico “malato”, poiché un sistema economico non può reggersi se non esiste un’adeguata concorrenza di mercato e soprattutto, nonostante non sia un’economista, ma avendo letto in proposito, posso affermare che detentori di tale sapere hanno individuato alcuni elementi che sono in grado di determinare il fallimento del mercato e quindi del sistema economico su cui esso si basa. Tali determinanti sono rappresentati proprio dalla presenza di monopoli, oligopoli, dall’asimmetria informativa e dalla presenza di maggiori guadagni per elementi terzi, rispetto ai produttori. Dalla riflessione su tutto quanto esposto in precedenza si evince che l’attuale situazione si è venuta e creare con la globalizzazione e a causa dello sviluppo delle sue politiche di mercato, dove tutto è diventato merce, salute dei cittadini compresa, e quindi se tutto è merce tutto può essere acquistato, ma per acquistare i beni servono soldi. Nel 1993 la Banca Mondiale attraverso la pubblicazione del Rapporto Investing in Health promosse la riforma dei sistemi sanitari promuovendo una progressiva privatizzazione, cioè promuovendo il sistema di pagamento a prestazione e indirizzando la riforma dei servizi sanitari verso la loro progressiva privatizzazione. La mercificazione portata dall’attuale sistema capitalistico ha dimostrato l’incompatibilità di tale modello con la sopravvivenza democratica e una radicale modifica del sistema si rende, oggi, indispensabile al fine di garantire la sopravvivenza dei popoli. Il bene comune dovrà rappresentare l’obiettivo primario per tutti e per poterlo salvaguardare la nuova politica del cittadino non dovrà decidere per il bene di pezzi della società, ma dovrà sempre tutelare e salvaguardare il bene per tutti. La salute pubblica in questi anni è stata spesso prevaricata dall’interesse delle multinazionali del sistema agroalimentare e del farmaco, che in realtà le une dipendono spesso dalle altre essendosi creati dei sistemi di potere unici e talmente potenti che, attualmente, nessun sistema politico è stato in grado di contenere e mediare. La salute dei Cittadini dipende non solo da fattori genetici, ma soprattutto da fattori ambientali, dall’alimentazione e dal sistema di vita determinato oggi. Il nostro sistema sociale è strutturato più su fattori di mercato che non di benessere del cittadino (orari di lavoro, tempo libero, etc.., cioè tutti fattori che condizionano inesorabilmente lo stile di vita della persona).
La nascita dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) era finalizzata alla ricerca di una sede in cui compiere i negoziati commerciali multilaterali al fine di identificare le soluzioni delle controversie tra i vari Paesi, i cui obiettivi erano, oltre agli scambi delle merci, anche la liberalizzazione dei servizi, la protezione dell’ambiente, la promozione dello sviluppo, etc.. Il fallimento delle politiche promosse dal WTO ha portato all’attuale crisi che secondo il documento della FAO del 2009 (The State of – Food Insecurity in the World – Economic crises-impacts and lesson learned) non ha precedenti nella storia. La conseguenza del fallimento del mercato agroalimentare non solo ha determinato una riduzione delle produzioni agricole e dei prezzi alla base, ma ha mantenuto nel tempo, nei Paesi più poveri, lo stato di miseria e l’impossibilità di creare possibilità di sostentamento e, in quelli dove non erano presenti evidenti situazioni di povertà, le ha prodotte. Nei paesi occidentali i professionisti della salute hanno come obiettivo quello di comprendere il comportamento dei consumatori per prevenire l’insorgenza di malattie croniche (con elevati costi sociali) mentre dall’altra parte del mondo, purtroppo, non abbiamo dei consumatori, ma dei “cercatori di cibo” poiché, la distribuzione delle risorse economiche e quindi alimentari, per tutta una serie di motivi politici, economici, socio-culturali e di potere, in parte esposti, appartiene a un gruppo ristretto di persone. La fame e la malnutrizione, sia in eccesso sia in difetto, nuocciono gravemente alla salute e per tornare a politiche atte a promuovere veramente sistemi in grado di garantire il mantenimento della salute psico-fisica delle persone si devono intraprendere politiche diverse e in contrasto a quel sistema di lobbying attuato sino ad ora a livello nazionale, ma anche europeo e internazionale. Il sistema delle agrobiotecnologie è passato in mano a pochi attori economici che controllano il 77% del mercato in questo settore ed essi sono stati in grado di influenzare le dinamiche agricole e agroalimentari di tutto il pianeta.
Il consumatore oggi, per salvaguardare la propria salute, deve conoscere ciò che mangia e che beve, cioè come è stato prodotto il cibo e la bevanda che consuma, da che materia prima (semi, frutti, sorgenti, etc.) deriva, che trattamenti chimici ha subito e, se si tratta di animali, sapere come sono stati allevati, nutriti, con quali cereali e quali trattamenti farmacologici e chimici hanno ricevuto, altre a sapere che aria respira. Il consumatore di oggi non vuole messaggi pubblicitari “spot”, come ad esempio la tassa sul “cibo spazzatura” (che dovrebbero sempre pagare quei cittadini che non hanno i soldi per comprarsi alimenti prodotti con materie prime più salutari) o cibi coltivati attraverso produzioni forzate e quantità elevate di fitofarmaci e maturanti, ma vuole alimenti prodotti con sistemi “naturali” e rispettosi dell’ambiente. Il cittadino di oggi vuole una riduzione dell’asimmetria informativa che sta alla base del sistema e vuole politiche a “monte” e non a “valle” poiché gli effetti di queste ultime fanno sì che sia sempre lui a pagare, sia in termini economici (tassa sul cibo), sia in termini di salute. L’intervento pubblico deve garantire maggiori informazioni, rendendo il cittadino, un cittadino consapevole, e deve tutelare i propri con-cittadini e non il sistema delle multinazionali. La costruzione di politiche agroalimentari in grado di fornire alimenti che riducono l’impatto ambientale e gli effetti negativi sulla salute delle persone, degli animali e dell’ambiente deve essere centrale e prevalere rispetto alle politiche di tutela dei monopoli e degli oligopoli. Il sistema agroalimentare nel nostro paese è un elemento trainante della nostra economia ma a causa di politiche errate, che hanno tutelato più altri settori, rispetto al settore produttivo agricolo, si sono verificati enormi divari economici tra chi produce e chi vende il bene prodotto, tanto da determinare, anche a causa delle politiche a livello europeo, una riduzione delle “aziende di produzione agroalimentare” creando situazioni di abbandono del territorio, oltre a permettere l’ingresso nel settore ad associazioni mafiose e malavitose. Le politiche sanitarie e di prevenzione della salute devono integrarsi con le politiche dei vari settori produttivi, soprattutto per alcuni ambiti, al fine di condividere obiettivi comuni e portare cambiamenti significativi in grado di tutelare maggiormente la salute dei cittadini/consumatori. L’attuazione di questo nuovo sistema di fare politica attribuisce maggiori poteri agli individui e ha bisogno di un accesso più affidabile e costante al processo decisionale. In base all’articolo 49 della Costituzione Italiana “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Attraverso il metodo democratico, i cittadini, rappresentati dai partiti, devono partecipare, a differenza di quanto avviene oggi, in modo corretto e leale alla vita politica del paese. Nelle nuove politiche sanitarie, oltre a tutelare e mantenere inalterato il diritto alla salute come diritto sociale e quindi “bene comune”, o come riportato dalla Dichiarazione dei Diritti Umani un “Diritto fondamentale di ogni essere umano”, si dovrà operare per realizzare e applicare sistemi in grado di proteggerlo, poiché se tale diritto non fosse tutelato, ci sarebbe a monte di ogni scelta puramente e semplicemente il mercato, rappresentato dalla capacità economica di ognuno di acquistare cure e/o prestazioni e farmaci.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
La salute pubblica nel nostro Paese è gestita da “Aziende pubbliche” che oggi come la maggior parte del sistema pubblico subisce, a causa della crisi, importanti ripercussioni sulle capacità di erogare servizi, prestazioni e cure in genere. Il problema della Pubblica Amministrazione e quindi anche delle aziende sanitarie è determinato dall’attuale sistema di gestione. Tutti questi sistemi sono, infatti, nonostante le varie riforme, rimasti ancora oggi ancorati al sistema burocratico-verticistico. La burocrazia è un sistema/apparato al servizio del sistema politico e lo “sburocratizzare” la pubblica amministrazione significa, per l’attuale classe politica, perdere non solo il suo potere ma anche e soprattutto il suo bacino di voti. Il potere burocratico rappresenta un potere forte, in grado di condizionare e non attuare i programmi definiti dalla politica stessa. Da ciò emerge come ancora oggi la Pubblica Amministrazione sia ancora completamente immersa in questa struttura e la sua dimostrazione deriva, non solo dalla crisi economica, ma anche e soprattutto dall’evidente crisi di sistema. Dall’analisi della situazione Paese spicca ancora una volta l’incapacità dell’attuale classe politica di approvare e applicare le modifiche necessarie a rendere tutta la pubblica amministrazione più funzionale ai reali bisogni del cittadino/cliente, ma anche finanziatore del
sistema stesso sia esso in forma singola, sia associata, sia sotto forma d’impresa. La campagna di denigrazione sui dipendenti pubblici in generale ha determinato nell’opinione pubblica una sfiducia nei propri interlocutori indipendentemente dal loro operato e ha fatto credere che il privato, e quindi la privatizzazione del “sistema pubblico”, potesse essere la soluzione. In realtà il vero problema sta a monte, cioè nella classe politica che “governa” le istituzioni pubbliche e nella loro incapacità di adottare decisioni “vere” che come tutti noi sappiamo possono determinare il benessere di tanti e il malcontento di pochi, o viceversa, come sino ad oggi è accaduto. L’incapacità gestionale dell’attuale classe dirigente , spesso scelta per l’appartenenza politica e non per le proprie capacità, competenze e, quindi, non rappresentando un esempio di meritocrazia in ambito al management, alla gestione delle risorse umane, economiche, ma non solo, ha favorito il determinarsi dell’attuale condizione. Inoltre, l’incapacità d’innovare un sistema pubblico, ormai obsoleto, attraverso l’adozione di politiche nuove e il dover garantire spesso, attraverso le consulenze scambi di favori al fine di garantirsi “un posto al sole”, sono solo alcuni dei problemi legati al funzionamento della Pubblica Amministrazione. Ma, a differenza di quanto hanno voluto farci credere in molti suoi settori troviamo operatori e professionisti capaci, in grado di operare straordinarie rivoluzioni organizzative e in grado di rispondere ai reali fabbisogni del cittadino/utente, ritenuto al centro del sistema nel vero significato del termine. Purtroppo però questi professionisti si trovano imbrigliati nelle maglie della rete politica che, essendo abituata all’autoreferenzialità, pensa al proprio interesse e non a quello dei cittadini che dovrebbe rappresentare. Non ritengo momentaneamente opportuno entrare nel merito degli apparati burocratici dei ministeri e di tutte le attività svolte in ambito al sistema romano o ai programmi da attuare e da adottare ai vari livelli formativi. Dalla scuola di base sino all’università, a mio parere, si dovrà operare al fine di adottare, in tempi brevi, modalità di accreditamento per i vari corsi di laurea e sistemi reali di valutazione dei docenti ed inoltre, si dovrà provvedere all’eliminazione di corsi obsoleti e di lauree ritenute, ai fini della carriera professionale, di “serie A” e lauree di “serie B”. Il riconoscimento dell’identità sociale, professionale e del ruolo svolto nella comunità in cui si vive e si opera rappresentano alcuni degli elementi che stanno alla base di una società civile e democratica. Quanto esposto sino ad ora rappresenta solo una base per il nuovo programma politico e per la promozione di una “Politica del Cittadino, per il Cittadino” e il suo ambiente. La nuova politica non dovrà rimanere solo la politica dell’Italia ma dovrà favorire politiche europee per una “Nuova Europa” che pone anch’essa al cento i propri Cittadini Comuni e non solo le lobby e gli Stati Europei più forti.
Tutti i “Cittadini Comuni”, che condividono quanto esposto e che vogliono, insieme alla sottoscritta, promuovere un nuovo modo di fare politica e intendono organizzarsi per elaborare un progetto elettorale per risollevare il Paese e le sue sorti, possono inviarmi un messaggio mail al seguente indirizzo: amiciperlitalia@libero.it. Cambiare si può, ma solo se Voi sarete e lavorerete con noi. Ringrazio tutti per l’attenzione e Vi porgo, i miei più Cari Saluti,
Rossella Montanari

Potrebbero interessarti anche...

Una risposta

  1. daniela ha detto:

    Ciao Rossella,
    condivido alla grande il contenuto della tua lettera.
    Per chi ti conosce, come me, evidenzia tutta la determinazione, la forza ed il coraggio che ti hanno sempre contraddistinta, qualità indispensabili per abbattere il marciume creato dal sistema.
    C’è tanto bisogno di persone come Te!
    Un abbraccio affettuoso
    Daniela

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *