Concordia, discordia e referendum

no-sign-610x350di Dino Angelini

Reggio E., 24.11.16

In ogni referendum alla fine si confrontano seccamente due opzioni: quella del SI e quella del NO, laddove non sia previsto un quorum; e quella del voto e del non voto, laddove invece il quorum sia previsto. Per cui è chiaro che, se ci limitiamo ad osservare solo questo momento finale, non possiamo che trovarci di fronte ad una contrapposizione basata su una duplice semplificazione. E questo comporta il rischio di uno scontro all’interno del quale le posizioni dell’altra parte tendono ad essere denigrate.

Cioè alla fine non si fa più caso ai processi che hanno condotto a questa semplificazione. A ciò che è accaduto prima. Alla natura dei processi che hanno condotto a questa necessaria semplificazione.

Se nella contingenza attuale facessimo questo sforzo confrontando il percorso che ha condotto a questo referendum a quello che portò alla nascita della nostra Carta costituzionale emergerebbe una serie impressionante di differenze che, ridotte all’essenziale, ruotano a mio avviso intorno al tema della concordia.

Il processo che portò alla nascita della Carta costituzionale fu contraddistinto da una serie di elementi che contribuirono a mantenere sempre i padri costituenti in un clima di concordia: la istituzione di una Costituente con metodo proporzionale; il comune richiamo di tutti i costituenti alla Resistenza; la scomposizione in commissioni e sottocommissioni e la loro ricomposizione nel momento in cui si votava sui loro elaborati e sui principi; la non ingerenza nella discussione da parte del governo e di ogni altra istanza istituzionale. così come da parte di ogni altra entità politica ed economica interna o internazionale; etc. –

Quello che invece ha condotto all’attuale proposta Renzi – Boschi – Verdini, e prima ancora al combinato disposto con l’Italicum fin dall’esordio è stato contraddistinto da una serie di elementi di discordia, a volte molto evidenti, a volte infilati in maniera subdola nell’iter della ‘riforma’.

Ne elenco i più rilevanti: – il ricatto di Napolitano, che ha accettato la rielezione a patto che si procedesse sul piano della riforma costituzionale; – l’affidamento di questo processo ad un parlamento eletto maggioritariamente, e per di più in base ad una legge giudicata incostituzionale dalla Consulta; – la estromissione da parte di Renzi di ben dieci parlamentari PD (il più importante dei quali era Bersani) dalla commissione parlamentare che doveva rivedere il Porcellum perché non in linea; – la elaborazione della proposta di riforma da parte del governo, e non del parlamento; – il suo procedere a suon di tagliole e canguri, cioè senza alcuna discussione e con un atteggiamento preconcetto nei confronti praticamente della metà dei parlamentari; etc. – i continui ricatti che fin dagli esordi del processo sono stati fatti sulla opzione avversa alla riforma da parte praticamente di tutte le istituzioni e le più importanti entità economiche e politiche interne ed internazionali; etc. –

La Costituente intendeva creare una profonda discontinuità rispetto all’ordinamento fascista. La riforma attuale un profondo “cambiamento” (quello del cambiamento è il vero leit motiv della propaganda renziana!) nei confronti dell’ordinamento attuale: a mio avviso il clima di concordia che caratterizzò i lavori della Costituente e quello di discordia che fin da subito ha stigmatizzato i lavori del trio Renzi, Boschi, Verdini ci parlano e ci confermano nella giustezza delle tante ragioni del NO. Aggiungono un ulteriore argomento a queste ragioni che tanti costituzionalisti e comuni cittadini hanno fin qui elencato. Spesso nel silenzio dei media!!! e questo è un ulteriore elemento di differenza fra i due percorsi.

Per cui quando i propagandisti del ‘si’ fanno questa o quella citazione tratta dai lavori della Costituente, che dimostrerebbe il disaccordo, o il non totale accordo di questo o quel padre costituente con ciò che alla fine fu sancito dalla Carta, dimenticano di contestualizzare quelle parole e quegli scritti. E così facendo li espungono dal clima di concordia che caratterizzò quei lavori; li piegano indebitamente ad argomento della discordia attuale.

E poi, francamente, diciamoci un’altra verità sottaciuta dagli artefici della riforma attuale: mentre esistono carte pubbliche che testimoniano apertamente e -direi- solennemente ogni passaggio ed ogni intervento all’interno della Costituente, così come delle commissioni e delle sottocommissioni di allora, poco o nulla sappiamo delle prime decisive fasi del percorso attuale. Se non il famoso indirizzo della J.P Morgan del 2013, contro le Costituzioni nate sotto il segno dell’antifascismo.

E anche questa intrusione, poi iterata da parte di tante entità potenti interne ed esterne, la dice lunga su quale tipo di concordia cerchi il nostro governo, e quale tipo di discontinuità vada seminando. Anche per questo io voto NO.

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