“Ibitis Aegaeas sine me, Messalla, per undas”

Dino Angelini

 

Domenica 26.1 ho ascoltato contemporaneamente  e disgiuntamente la mia testa e il mio cuore: la legge elettorale lo permetteva.

Così anch’io, nel mio piccolo, con la mia testa (bacata fin che si vuole) ho contribuito a bloccare Salvini e il suo codazzo di razzisti. E col mio cuore ho ribadito il mio embrasson nous (inutile fin che si vuole) ai compagni di sempre.

Pensavo che, passate le ambasce per la possibile vittoria della Bestia, sarebbe stata finalmente più facile una ricomposizione fra questi due organi che un’urgenza ormai pluriennale mi aveva costretto a separare.

Vivo ormai da molti anni in un luogo sempre più liminale, abitato da transfughi sopravvissuti a vecchie battaglie, come me sempre più irati e chiusi. Un luogo a partire dal quale, però, il dialogo interno che permetteva la giustapposizione fra cuore e testa mi ha permesso di continuare a dire e a fare le cose per il meglio, soprattutto nel mio lavoro di psicologo operante nel territorio, dove nonostante le mie posizioni da ‘estremista’, e qualche discriminazione di troppo, ho continuato ad operare fino a poco tempo fa (da ultimo in Gancio Originale, ad esempio).

Nel frattempo però, le cose hanno assunto profili diversi da quelli ai quali mi ero abituato nel lento trascorrere degli anni: vedo gli ex-popolari ormai padroni di quelle che furono le colline abitate, agli esordi della seconda repubblica, dagli eredi riformisti e miglioristi del PCI; vedo una miriade di agglomerati sedicenti ‘di sinistra’, ma neoliberisti più o meno hard; e da ultimo vedo in rete le sardine a fare da contraltare gentile, ma vuoto alla Bestia.

E sinceramente non mi ci ritrovo! col cuore, ma neanche con la testa ormai.

 

C’è una elegia di Tibullo in cui il poeta saluta il suo mecenate Messalla, partito per un’ennesima guerra alla quale lui non potrà partecipare perché malato; e lo fa a partire da questo verso “Ibitis Aegaeas sine me, Messalla, per undas” [“Andrete senza di me, o Messalla, per le onde Egee”].

Ecco: anch’io vorrei partire, nonostante l’età, per l’ennesima battaglia. E nel mio caso per fortuna non c’è una malattia fisica che lo impedisca. Ma faccio mie le parole del poeta poiché nel mio caso c’è uno scarto troppo grosso fra gli ideali per i quali finora mi sono sforzato di combattere e i miseri obiettivi che mi propongono i condottieri del presente.

Per cui d’ora in poi mi muoverò, sfidando le attuali onde egee, solo per quelle battaglie in cui cuore e testa tornino all’unisono a vibrare – come diceva un altro poeta che amo – per le “egregie cose”.

 

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