Da Renzi a Draghi, cioè: dalla brace nella padella

Dino Angelini

3.2.21

Era dai primi di Dicembre che Renzi aveva cominciato a picconare quel poco di sostegno diretto ai deboli che Conte, Tridico, Gualtieri, fra mille difficoltà avevano assicurato, i loro propositi di ridar fiato e risorse all’intervento pubblico in economia, e i loro vaghi accenni al ridimensionamento del ruolo delle regioni nel campo della sanità. Tutto il resto – ora lo abbiamo capito pienamente – era un polverone volto a far cadere il governo.

L’impressione che ho dopo il velocissimo incarico a Draghi è che poco o nulla sia stato fatto in questo mese e mezzo da Mattarella per fare argine al disastro. Ce lo suggerisce il mancato reincarico a Conte, e l’incarico esplorativo di non si sa bene cosa a Fico. Una vaghezza che ha permesso ai renziani di insistere, ed anzi esplodere nelle loro querimonie rendendo esasperanti le ore della serata scorsa.

L’investitura di Draghi ha in sé qualcosa che va ben al di là dei compiti richiesti dall’immediatezza e dalla drammaticità della crisi, poiché è anche (e secondo me soprattutto) una investitura di Draghi, o al massimo di qualcuno benvoluto da Draghi, alla presidenza della repubblica. Val e dire un mettere cappello sul nostro prossimo decennio!!

Non credo che ci sia stata una regia unica nella gestione di questa crisi. Certo è però che vari settori della finanza più o meno loschi si vanno ricomponendo per ricondurre tutti i danè a ca’, dopo un periodo in cui per poco tempo qualche passo era stato fatto nei confronti dei più deboli senza la mediazione farlocca delle banche, e qualche proposito keynesiano si andava palesando. Certo è che son passati solo pochi mesi all’assalto sguaiato degli industriali ai giornaloni, e della Confindustria al secondo governo Conte. Certo è che le oscene, ma non per questo nascoste strette di mano di Renzi agli sceicchi assassini che aspirano a guidare a modo loro il ‘dopo Covid mondiale’ parlano e fanno vomitare.

E’ l’ennesimo episodio di lotta di classe dopo la lotta di classe, avrebbe detto Luciano Gallino.

Le bizze di Renzi fanno incazzare, lo so. Ma la sinistra dovrà essere cosciente che ciò che ha mobilitato e compattato i suoi nemici di sempre sono gli aiuti che dal governo Conte sono stati forniti ai più deboli e i suoi pur timidi accenni ad una politica meno prona nei confronti della finanza.  Più che contro Renzi è contro questa deriva reazionaria che anche noi dobbiamo compattarci, mobilitarci e combattere.

 

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