Ancora su Correggio

Laicità, Lg. 194, cosa fa la politica?

di: Annalisa Lusuardi, Chiara Morgotti, Gianni Tasselli, Giulia Paltrinieri, Laura Agrò, Maurizio Giannone, Rina Zardetto, Piergiuseppe Manicardi, Silvano Iotti.

Prima di intervenire abbiamo letto  con attenzione la deliberazione della Giunta Comunale di Correggio, il cui oggetto è l’approvazione del protocollo di intesa tra Comune di Correggio (probabilmente è il primo comune italiano che delibera su questa intesa) servizio sociale, Ausl, Movimento per la Vita (Associazione di Volontariato), Caritas, Croce Rossa, per un progetto sperimentale a sostegno della maternità.
Molte donne avevano facilmente previsto che la sconfitta del referendum sulla Lg. 40 (Procreazione Medicalmente Assistita) avrebbe portato ad una nuova, più arrogante, offensiva sull’aborto. E’ da alcuni anni che la chiesa cattolica, con l’appoggio determinante dei partiti di centrodestra e di alcuni pezzi del centrosinistra, non perde giorno per portare avanti la sua campagna politica: l’attacco alla 194 che è lo strumento simbolo dell’autodeterminazione femminile in campo procreativo. L’attacco partito con un forte escalation ancora nel 2008 è stato senza precedenti: dal tentativo di bloccare l’introduzione della pillola del giorno dopo, all’obiezione di coscienza dei farmacisti per la vendita della stessa, alla pretesa di svuotare completamente di senso i consultori, istituzionalizzando l’ingresso dei volontari del Movimento per la vita; e qua a Correggio con questa delibera apripista ci sono arrivati.
Non si può dimenticare che la legge sull’interruzione di gravidanza fu approvata negli anni Settanta, grazie ad un’alta mediazione tra sinistra parlamentare, forze cattoliche laiche e movimento delle donne. Nei decenni, grazie al lavoro di informazione e di prevenzione svolto attraverso i consultori, le interruzioni sono diminuite in maniera sensibile. I dati si conoscono già. Non c’è bisogno di commissioni d’inchiesta. C’è invece un forte bisogno di personale laico per i consultori, che da anni mancano di figure qualificate, trasformati spesso in poliambulatori senza personale laico per i consultori, mancando quella specificità che li aveva resi un luogo importante per la salute fisica e mentale delle donne. Cancellare la legge come vorrebbero i settori più oltranzisti, o neutralizzarla definitivamente, puntando a snaturare compiti e funzione dei consultori riempendoli di associazioni antiabortiste, come previsto dalla delibera della giunta correggese con l’avallo dell’ex assessore provinciale Marcello Stecco, vorrebbe dire farne degli stessi, luoghi di colpevolizzazione delle donne, anziché di aiuto. La legge 194 ha contribuito fortemente alla civilizzazione delle relazioni umane, oltre che sociali e giuridiche, tra i sessi. Ora non è possibile tornare indietro.
Non era forse opportuno come giunta dare delle linee guida e portare il dibattito in consiglio comunale, coinvolgendo prima i movimenti delle donne, oltre che ai vari organismi istituzionali, e anche le forze della maggioranza non presenti in consiglio ma che hanno sostenuto l’attuale Sindaco? Un forte dibattito sulla questione era ed è necessario. Noi siamo per la piena applicazione della legge, perciò rimuovere gli ostacoli di tipo economico che potrebbero essere in alcuni casi la causa della scelta, ma per questo la figura professionale prevista dalla legge è l’assistente sociale, e per questo  titolata a fornire le indicazioni su quali aiuti e a chi rivolgersi per rimuovere le cause di impedimento.
Poi lo diciamo da anni: o si applicano  condizioni lavorative, sociali, economiche, che aiutino la scelta consapevole della maternità, altrimenti ci si riempie la bocca di un po’ di “carità”. Legge 30, contratti sempre più precari, lettere che giovani donne sono obbligate a firmare di rinuncia alla maternità per poter essere assunte, asili pochi e costosi, insomma un welfare che era un occhio all’occhiello in questa regione e che ora delega attraverso i comuni sempre di più al privato sociale in tutti i settori.
Per chiudere è che c’è un deficit abissale di pensiero critico e di passione civile delle forze politiche. E’ questo il presupposto per misurare la possibilità di esistenza di un rinnovato pensiero critico dell’emancipazione e della liberazione umana, insieme alla praticabilità di umani e consapevoli percorsi di dialogo, di scambio,  solidarietà tra diversi, che cambino lo stato di cose esistenti, cominciando dai nostri cambiamenti. La lezione che ci viene data dalla storia è che il piano delle rappresentazioni simboliche e quello giuridico sono entrambi continuamente coinvolti nell’irregimentazione dei comportamenti sociali. Il controcanto sono la cultura e l’etica delle donne.
Non si può aggirare la 194 e non preoccuparsi della guerra che uccide!

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