Correggio 3 – A sostegno della maternità?

Circolo SeL Correggio e SeL Provinciale

Ha visto la luce, primo in provincia e forse in Italia, un progetto dell’Amministrazione Comunale di Correggio a sostegno della maternità.
E’ accaduto il 28 gennaio 2011, data in cui la Giunta ha approvato il protocollo di intesa tra il Comune stesso, il Servizio Sociale Integrato, il locale Distretto dell’AUSL di Reggio Emilia, l’associazione di volontariato Movimento per la Vita (che da decenni conduce una durissima battaglia contro la Legge 194 del 1978 e le donne che vi ricorrono), la Caritas e la Croce Rossa di Correggio “per lo sviluppo di un progetto sperimentale a sostegno della
maternità”.
La Delibera, nelle premesse, recepisce uno degli obiettivi dell’Amministrazione Comunale 2010, definito “Rete di sostegno alla maternità”, che viene dichiarato strategico; l’art. 5 della legge 194 del 1978 sull’interruzione di gravidanza, teso alla rimozione dell’incidenza delle motivazioni economiche (e non solo, a dire il vero) che porterebbero la donna all’interruzione della gravidanza; la Direttiva Regionale 1690 del 2008 “Linee di indirizzo
per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza nell’ambito dei piani di zona per la salute e il benessere sociale”.
Fin qui il piano dei riferimenti generali; nel concreto si parla di sostegno alla maternità, ma è di aborto che si tratta.
La Giunta ha deliberato che ad una donna residente a Correggio che entro il 3° mese di gravidanza si rivolgerà al Consultorio Familiare per chiederne l’interruzione volontaria e che motiverà la sua decisione con una qualche forma di difficoltà economica, sarà subito prospettata la possibilità di accedere in tempi brevissimi, tramite l’assistente sociale e il Movimento per la Vita, ad un progetto di sostegno economico finalizzato, sempre che la

donna dia il suo assenso “informato e consapevole”, a consentirle di portare a termine la gravidanza.

Il Comune le darà un sostegno economico: a tal fine la Giunta ha stanziato una somma complessiva di 10.000 € per il primo anno (i giornali riferiscono di un contributo mensile di 150 € per 15-18 mesi); si precisa però che il progetto di sostegno economico “non è cumulabile con altri progetti economici finalizzati al sostegno familiare”.
Le Associazioni di volontariato coinvolte le forniranno assistenza, consulenza e generi di prima necessità (latte, pannolini, vestiario).

Sembra tutto perfetto: nella quiete della sala Giunta, al riparo dal possibile chiasso di voci contrastanti, con un modesto investimento e lodevoli intenzioni la norma è stata rispettata, la vita è stata salvata, la maternità sostenuta e il quadro, così ricomposto, ci mostra una donna (e una coppia) finalmente felice.
Noi lo vediamo un po’ diversamente, il quadro.
Vediamo l’intenzione di schiacciare quella donna nel ruolo di procreatrice, di fare leva sui dubbi e sui sensi di colpa che inevitabilmente prova, di sottoporre il suo corpo e la sua volontà al controllo e alla pressione di chi, armato di “buone intenzioni”, vuole indurla al “giusto ripensamento” per sospingerla alla maternità.
Vi leggiamo, se non l’intenzione, l’effetto di tradurre in colpa la libertà e in incoscienza la responsabilità di quella donna, di anteporre la salvaguardia di una vita possibile al rispetto per una vita che c’è e si espone, in un momento di peculiarissima difficoltà, al vaglio ed al giudizio dell’istituzione pubblica per chiedere ciò che la legge, non senza difficoltà, le consente di ottenere.
Ci chiediamo se può, la tutela della maternità, trascurare il fatto che senza un SI’ pieno e autodeterminato di una donna che acconsente ad accoglierla in relazione libera e amorevole la vita non può darsi.
Osserviamo un processo che manca di limpidezza. Perchè quella donna, alla quale è capitato di restare incinta e di non esserne felice poichè non la sorregge il desiderio di far crescere dentro di sé – costi quel che costi – una nuova creatura, quando si presenterà al consultorio familiare penserà (e non a torto) che per avere il certificato non le basterà dire che non desidera diventare madre (non adesso, non ancora, ha altri progetti, è sola, non vuole un figlio da quell’uomo che l’ha messa incinta…) ed aggiungerà motivazioni concrete a supporto di quella. Così che, anche per se stessa, per dare forza materiale ad una mancanza di desiderio di cui un po’ si vergogna e l’addolora, dirà “…e poi le mie, le nostre condizioni economiche non lo permettono…”. A queste parole tutte le altre, dette,
taciute o lasciate trapelare, usciranno di scena; il desiderio autentico di quella donna non avrà più importanza, il progetto di sostegno alla maternità si attiverà e il Movimento per la Vita farà la sua parte. Sempre che lei acconsenta, si precisa doverosamente.
E possiamo immaginarla quella donna, mentre passa dall’uno all’altro dei vari soggetti coinvolti, dovendo ogni volta motivare daccapo la sua scelta e rispondere a nuove domande e sollecitazioni; ad ogni passaggio un po’ più tesa, dubbiosa e al tempo stesso confortata dalle parole di chi le promette quel po’ di denaro e generi di prima necessità che saranno la soluzione di tutto.
La vediamo indotta ad acconsentire, stremata dall’amorevole pressione; e mentre auguriamo a lei di essere felice, chiediamo se può, il denaro (peraltro in misura assai modesta), essere la misura della libertà di una donna e l’adeguata contropartita per una vita che si vuole far nascere.
Sono domande, perplessità, desinate a rimanere senza risposta, perché la Giunta ha preferito – di questa sua iniziativa di grande impatto politico non solo nell’ambito locale – non farne occasione di discussione e di confronto pubblici, nemmeno con i partiti che la sostengono ma non sono rappresentati in Consiglio comunale.
In quella occasione sarebbe anche stato utile chiedersi se quel denaro pubblico non poteva invece essere investito a sostegno di progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, di promozione della procreazione responsabile e della genitorialità consapevole; perché “…fra una donna, un uomo e un aborto ci sono di mezzo molte e insondabili cose, imprevisti, fraintendimenti, leggerezze, lapsus, ma di certo c’è di mezzo la sessualità…”, e su questo molto ci sarebbe da lavorare e da spendere, prima.

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