Commento 3 a: “Non c’è più tempo”

di Dino Angelini

Sul “Non c’è più tempo”:

1. Nel nostro caso non ci troviamo di fronte ad un evento eversivo, ma di fronte ad una serie infinita di microazioni quotidiane (letteralmente “quotidiane”) che lentamente hanno minato il campo democratico e costituzionale, così come un tarlo può smangiucchiare piano piano una sedia fino a al punto di minarne la sua capacità di sopportare il peso di un corpo umano che si accomodi su di essa.

La sedia della nostra democrazia sulla quale ci siamo accomodati – non chiedendoci mai fino a che punto essa fosse capace di sopportare il nostro peso –  in effetti negli ultimi trent’anni è stata smangiucchiata da un tarlo che si chiama “Berlusconi”, che dalle sue TV fino all’ormai “suo” parlamento asservito la sta facendo a brani, e ormai sta sul punto di cedere.

L’esortazione di Asor Rosa – tardiva forse, perché ad esempio i girotondi queste cose le avevano dette quasi 10 anni fa!! – è rivolta provocatoriamente ai tanti Morfeo che in questi anni hanno dormito, a partire dagli ultimi due Presidenti della Repubblica, che hanno sottovalutato la forza micidiale della sommatoria di queste azioni: non dimentichiamo che Ciampi non ha ritenuto di rimandare alle camere il Porcellum! Non dimentichiamo che nessuno nel governo Prodi ha ascoltato la Bindi che esortava l’abolizione del Porcellum, con una legge che avesse solo due articoli – lo ricordate? – 1. è abolito il Porcellum; 2. è ripristinato il Mattarellum!!!

2. Il Manifesto, che seguo diuturnamente da quand’era una rivista e al quale sono legato da un rapporto di vera e propria dipendenza – come ha intuito la Valda, che ci ha chiesto di condividere su Reggio Fahrenheit le sue preoccupazioni per tema di non vederle pubblicate sul giornale – ha ormai da lungo tempo chiuso il dibattito a sinistra. Lo dice l’ormai anoressica rubrica delle lettere; lo dice soprattutto il suo sito web che è il peggiore sito web dei giornali italiani.

Ci saranno delle ragioni alla base di questa virata elitaria e autisticheggiante! Secondo me una di queste ragioni è nel fatto che il giornale non fa più una reale inchiesta sulla realtà: che il giornale va perdendo il rapporto con la realtà. Ed è chiaro che in un clima simile la spocchiosità di un anziano accademico, che provocatoriamente si rivolge al capo dello stato, possa trovare spago nella spocchiosità di una redazione che  provocatoriamente sempre più rifiuta di dare spazio al dibattito pur di confermarsi autisticamente nelle proprie certezze.

Mi sono appena riabbonato (e, fra l’altro, sono anche socio da lungo tempo del Manifesto) per cui penso di potermi esprimere con franchezza: sia il giornale che Asor Rosa dovrebbero osare dare più ascolto a ciò che viene dal basso, per dindirindina!

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