Agli appelli seguano i fatti!

MOZIONE DI INIZIATIVA POPOLARE

AI SENSI DELL’ART. 63 CO. 2 DELLO STATUTO DEL COMUNE DI REGGIO EMILIA

“Agli appelli seguano i fatti!”

Premesso che:

  • nei primi 4 mesi dell’anno vi è stata un’ escalation del numero delle donne uccise che ha suscitato indignazione e che ha fatto nascere appelli che hanno visto l’adesione di politici, intellettuali, movimenti, cittadini/e,
  • partire dai femminicidi, dalle molte donne uccise, da quei casi che finiscono sui giornali spesso mal etichettati dai media come “delitti d’amore”, non deve distrarci da una lettura della realtà più articolata e se possibile ancora più allarmante.
  • nella quotidianità la convivenza tra uomini e donne,  nello spazio privato della casa come in quello pubblico è ancora segnata da modalità patriarcali che contemplano  “pratiche” violente da parte del genere maschile.
  • uno sguardo storico/cronologico, anche a grandi linee, mostra come le donne nel loro percorso di “emancipazione” abbiano dovuto lottare per strappare diritti di cittadinanza dai quali erano escluse a partire dalla democrazia greca, fino alla costituzione americana e alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino durante la rivoluzione francese.

Considerato che:

  • per limitarci alla storia recente, in Italia le donne hanno avuto accesso al voto solo nel 1946. La legge  sul  diritto di famiglia solo nel 1975 ha sancito pari diritti fra uomini e donne all’interno della famiglia e nell’educazione dei figli/e. Solo nel 1981 è stato abolito il “delitto d’onore” che prevedeva uno sconto di pena per quegli uomini che uccidevano la propria moglie per motivi lesivi della loro   “onorabilità”, come il tradimento. In quel  periodo vigeva ancora il “matrimonio riparatore” che estingueva il delitto di violenza carnale, appunto, con il matrimonio. Ed é solo del 1996 la legge che riconosce lo stupro come un delitto contro la persona e non più contro la morale.
  • molte delle donne che sono state accolte o ospitate presso la “Casa delle Donne”  riferiscono di aver subito aggressioni che fanno pensare ad altrettanti “omicidi mancati”. Conoscendo la “fenomenologia” della violenza  si può dire che ogni donna che ne è vittima, oltre a vedere compromessa  la propria integrità psicofisica  può essere  seriamente esposta al rischio di perdere la vita.
  • dall’inizio dell’anno sono state uccise 59 donne per mano maschile: ma quante sono quotidianamente a rischio della loro vita? Quante subiscono violenze di ogni tipo dietro la “protezione” delle mura domestiche? Quanti figli e quante figlie assistono ogni giorno a forme di violenza che per sempre segnerà la loro vita?
  • per fermare i femminicidi bisogna guardare e saper riconoscere la “normalità” della violenza  all’interno della quale trovano origine.
  • non nominare le tante forme della violenza domestica, fermandosi  al femminicidio che ne è il drammatico  epilogo, significa occultarla e condizionare negativamente la rappresentazione che nell’opinione pubblica  si costruisce.
  • la violenza alle donne non ha confini geografici ed è trasversale a culture, religioni e ceto sociale;
  • a testimonianza del carattere globale della discriminazione e della violenza contro le donne, le Nazioni Unite hanno dovuto ribadire, nella seconda conferenza mondiale sui diritti umani, con la dichiarazione di Vienna del 1993, art.18  che:

I diritti umani delle donne e delle bambine sono parte inalienabile, integrale e indivisibile dei diritti umani universali. La piena ed eguale partecipazione delle donne nella vita politica, civile, economica, sociale, culturale, a livello nazionale, regionale e internazionale e lo sradicamento di tutte le forme di discriminazione sessuale, sono obiettivi prioritari della comunità internazionale. La violenza di genere e tutte le forme di molestia e sfruttamento sessuale, incluse quelle derivanti da pregiudizi culturali e da traffici internazionali, sono incompatibili con la dignità e il valore della persona umana e devono essere eliminate. Questo obiettivo può essere conseguito attraverso strumenti legislativi e attraverso un’azione nazionale e una cooperazione internazionale in campi come lo sviluppo economico e sociale, l’educazione, la tutela della maternità e della salute, i servizi sociali…”.

  • in gennaio di quest’anno, il rapporto delle Nazioni Unite ha osservato che in Italia “…persistono attitudini socio-culturali che condonano la violenza domestica” e hanno chiesto al governo italiano di “assicurare che le donne vittime di violenza abbiano immediata protezione e la garanzia che possano stare in rifugi sicuri e ben finanziati su tutto il territorio nazionale…”.
  • l’affermazione di questi principi sulla carta non ha  prodotto risultati duraturi ne’ rispetto alla violenza contro le donne su scala globale, ne’ per quanto riguarda il godimento sostanziale dei pieni diritti civili e politici. Da questo punto di vista, l’Italia mostra una situazione tra le peggiori nei paesi europei, come dimostrano alcuni numeri: tre ministre su 20 al Governo, 61 donne contro 260 al senato e 135 contro 495 alla camera.

Rilevato che:

  • sul piano delle risposte concrete alle donne che subiscono violenza l’Amministrazione Comunale ha aperto già nel 1997 la Casa delle Donne, affidandone la gestione a  Nondasola, un’associazione di donne. L’esperienza, in questa forma, della Casa è un’importante esempio che la città tutta dovrebbe saper valorizzare in misura sempre maggiore
  • è questo il quadro generale nel quale agisce l’Associazione Nondasola, che gestisce la Casa delle Donne dal 1997. Da allora ha accolto circa 3.300 donne che hanno incontrato la violenza di genere nella loro vita.
  • il 19 marzo ha presentato alla città il libro/ricerca “dal Silenzio alla parola” che restituisce, analizzandolo, il percorso di 15 anni di lavoro a fianco delle donne. Fa parte della rete regionale dei Centri Antiviolenza e della Rete nazionale D.i.Re. (Donne in Rete contro la violenza) che riunisce più di 60 anni Centri Antiviolenza attivi in tutta Italia.
  • il lavoro altamente qualificato, in gran parte volontario, di tante donne, ha  prodotto un sapere dal quale non si può più prescindere quando si parla di violenza e si cerca di fare una lettura e un’analisi delle relazioni fra i generi. Un sapere fondato sull’ascolto di tante storie che testimoniano quanto ancora le relazioni fra i generi siano “asimmetriche”, improntate all’idea maschile che le donne siano “oggetti” da possedere, controllare e trattenere anche  affermando con la violenza il proprio potere.
  • oltre che nell’accoglienza alle donne italiane e di altra nazionalità, l’associazione si è impegnata in attività di formazione rivolte a figure istituzionali e professionali che possono intercettare situazioni di violenza. Il Tavolo Interistituzionale di Contrasto alla Violenza sulle Donne, che vede  soggetti diversi impegnati in un lavoro di rete,  è una realtà consolidata che ha certamente migliorato la capacità di leggere e inquadrare  le situazioni di violenza  e alzato la  qualità della risposta alle donne
  • uno degli ambiti di impegno più significativo, in una logica di prevenzione, è stato e resta il lavoro nelle scuole con i ragazzi e le ragazze. Un incontro cercato a partire dalla consapevolezza che non pochi di loro potrebbero aver “incrociato”, più o meno da vicino, situazioni di violenza,  finalizzato sia a produrre cambiamento e crescita in ognuno/a, che a promuovere un significativo spostamento nel contesto culturale. L’attività di prevenzione rivolta ai ragazzi prende le mosse dal lavoro con le donne che si sono rivolte alla casa, mutuandone in parte, e riadattandoli, i presupposti metodologici fondanti. E’ un lavoro prezioso, che partendo dalla valorizzazione della differenza, mette al centro la relazione tra i generi ritenendo che un cambiamento – nella direzione di relazioni paritarie nel rispetto della differenza tra uomini e donne – possa venire da una conoscenza di sé e dell’altro/a più consapevole, dall’assunzione di ruoli e identità più libera da stereotipi e rigidità.
  • l’esistenza nella nostra città di un centro antiviolenza, oltre alla imprescindibile funzione di aiuto e supporto alle donne, ha un forte valore simbolico per tutta la  collettività: 15 anni di esperienza  sul campo, l’impegno nel lavoro di ricerca e approfondimento portato avanti con tenacia e professionalità e lo scambio e il confronto con altri Centri, hanno costruito  un sapere che deve essere restituito alla comunità per aprire un dibattito e alimentare una  riflessione che vada al cuore del problema della violenza maschile sulle donne .
  • l’Associazione chiede di non essere lasciata sola nell’arginare la violenza maschile che anche nella nostra collettività agisce. L’impegno su questa problematica non può essere circoscritto ad un unico luogo deputato, ma deve coinvolgere l’intera città: per questo chiede un Consiglio Comunale dedicato alla violenza di genere, per proporre una serie di azioni articolate e diffuse, finalizzate a contrastare/prevenire la violenza maschile sulle donne.

IL CONSIGLIO COMUNALE IMPEGNA LA GIUNTA

  1. a far si che l’Amministrazione Comunale continui a sostenere con forza il progetto della Casa delle Donne gestita dall’Associazione Nondasola, nella consapevolezza che essa è un punto di riferimento decisivo nel contrasto alla violenza sulle donne. Si deve anche  prendere atto che la gravità della crisi  rende  più difficili  i percorsi di uscita dalla violenza, ma è necessario essere a fianco delle donne e dei loro figli/e nella ricostruzione di un progetto di vita, incrementando le risorse a disposizione;
  1. a ribadire un posizionamento preciso espresso anche con la scelta di investire in un centro Antiviolenza, l’Amministrazione moltiplichi, nei luoghi istituzionali e non, momenti di informazione e dibattito rivolti alla collettività, prevedendo un programma a lungo termine finalizzato a perseguire quegli  spostamenti culturali che di per se’ rappresentano reali azioni di contrasto alla violenza maschile sulle donne. A questo scopo è importante riconoscere e utilizzare la competenza specifica dell’’Associazione Nondasola, competenza che deriva dalla pratica quotidiana e da un continuo lavoro di ricerca e di confronto con gli studi e i centri nazionali e internazionali sulla violenza;
  1. a far si che l’attività di prevenzione destinata ai ragazzi, esperienza di eccellenza già consolidata nelle scuole statali, venga estesa ai luoghi di aggregazione che l’amministrazione ha previsto per loro, anche attraverso la formazione e il supporto degli educatori. I ragazzi e le ragazze possono rappresentare il possibile punto di svolta, di cambiamento, il punto di partenza nella costruzione di relazioni improntate al riconoscimento-rispetto dell’altro. Già le scuole Comunali per l’Infanzia che hanno saputo articolare un modello pedagogico a cui il mondo guarda, attento alla differenza di genere, potrebbero rappresentare la prima tappa di un lavoro di prevenzione di grande respiro;
  1. a far si che si contrastino, attraverso tutti gli strumenti e canali a disposizione delle istituzioni, quelle forme di comunicazione pubblicitaria che utilizzano il corpo delle donne mortificandolo, suggerendo immagini svilenti e riduttive del genere femminile o che veicolano comportamenti “machisti” e violenti alludendo a una presunta “naturale” aggressività del genere maschile;
  1. a far si si ponga particolare attenzione, per il superamento del linguaggio sessista che in vari ambiti “cancella” il femminile.
  1. a predisporre un  “piano d’azione e di intenti permanente per riconoscere, contrastare e decostruire il pensiero violento nei rapporti fra uomini e donne”, da proporre a livello nazionale, anche considerando il ruolo del primo cittadino della nostra città, presidente dell’ANCI, Associazione nazionale dei comuni d’Italia.

Inoltre

IL CONSIGLIO COMUNALE IMPEGNA IL SINDACO, ANCHE NELLA SUA QUALITA’ DI PRESIDENTE DELL’A.N.C.I.

  1. di proporre a tutti i Comuni Italiani di mettere a tema la violenza contro le donne forte anche di un modello di intervento che questa Amministrazione ha da sempre sostenuto e condiviso-

Quale referente portavoce per la presentazione in Consiglio comunale i sottoscrittori della presente mozione di iniziativa popolare  individuano la Sig.ra Carmen Marini,                                                         presidente Associazione Nondasola    R.E.  29-5-2012

 MOZIONE DI INIZIATIVA POPOLARE

AI SENSI DELL’ART. 63 CO. 2 DELLO STATUTO DEL COMUNE DI REGGIO EMILIA

“AGLI APPELLI SEGUANO I FATTI”

NOME COGNOME INDIRIZZO FIRMA

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