Manifestazione del 3 ottobre

Clelia Mori, Carla Colzi, Luisa Ferrari, Carmen Marini, Manuela Pecorari, Tina Romano
Per una libertà che finalmente si è illuminata, quella di stampa anche se lì tanto spazio le parole di donna non lo trovano, un’altra sembra non riuscire ad emergere dal cono d’ombra e arrivare al dibattito politico pubblico.
L’origine della manifestazione sulla libertà di stampa di sabato 3, promossa dalla Federazione nazionale della stampa, è legata a parole e azioni di donne che si sono “ribellate”alla relazione brutalmente mercificata di scambio tra sesso, politica e potere del signor B.
Non è nata da un lavoro e da una reazione dell’opposizione su questi temi e fatti. Si tende a nascondere, nel dibattito politico a destra, come a sinistra, il segno della differenza sessuale.
Nonostante le critiche di molte donne, di uomini, della stampa internazionale e libera, il signor B. non ha cambiato atteggiamento nè ha detto la verità.


Le modalità con cui ha salutato in qualità di Rappresentante dell’Italia Michelle Obama, first lady americana, lo confermano: sguardo basso da sciupafemmine e commenti fatti a posteriori, legati al colore della pelle ( una battuta, quella sull’abbronzatura che deve piacergli molto!).
I temi perciò arrivano alla stampa depurati della loro differenza di sesso, come usciti da un vuoto o dal cappello di un prestigiatore. I fatti sembrano subire la medesima censura del pensiero e del corpo femminile.
Si può persino dichiarare interrotto il femminismo o chiederne uno nuovo come fa Veronesi, l’oncologo, che bontà sua vorrebbe dirci cosa dobbiamo fare, si possono incolpare le donne di silenzio, di non scendere in piazza ecc., ma non si chiede mai agli uomini o gli uomini nella stragrande maggioranza, non propongono mai di prendere le distanze dal modello maschile che propone il signor B. Si scende in piazza per difendere la libertà di stampa, non per rigettare un comportamento maschilista e violento.
Se un padre uccide una figlia, per difendere la “morale”, si levano alte grida, certamente giuste e le leviamo anche noi, ma vorremmo che qualcuno interrogasse maggiormente la propria coscienza.
Meno che mai leggiamo della difficoltà maschile nel riconoscere le responsabilità peculiari nell’attuale crisi del pensiero politico e sociale. Basti pensare a come è stato separato il tema della sicurezza da quello più diffuso e specifico della violenza maschile sulle donne in casa e fuori.
Si parla di ronde, di ordine pubblico, di lega e razzismo senza legare tali temi, alla urgente necessità di un cambio di passo, nel pubblico e nel privato del rapporto uomo donna.
Ci chiediamo cosa avrebbe fatto l’opposizione sui giochi di scambio sessuale, sulla perdita di dignità e di libertà delle Donne e della Politica se il signor B. non avesse querelato Repubblica e L’Unità?
In occasione della manifestazione di sabato chiediamo alla stampa un’attenzione più reale al significato della parola libertà che ne comprende molte, ma che inizia da quella delle donne.
La libertà e la democrazia come dice Luce Irigaray comincia da due e in molte democrazie, a cominciare dalla nostra, questo non è ancora vero.

Clelia Mori
Carla Colzi
Luisa Ferrari
Carmen Marini
Manuela Pecorari
Tina Romano

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