Gli operai del nord e i grillini

Dino Angelini

18.5.12

In questi giorni, specialmente all’interno del Pd, nel commentare i risultati delle amministrative di Parma si afferma che per i grillini hanno votato molte persone che in precedenza votavano Lega: persone di destra, quindi, alcune delle quali addirittura provenienti dal Pdl. Dall’analisi dei flussi, in effetti, emerge questo dato che – sommato al consenso proveniente ai grillini da coloro che nelle elezioni scorse avevano votato Pd o non si erano recati a votare – spiega l’origine del grande exploit del voto alla lista 5 Stelle.

Per molti commentatori però – e per quelli del Pd in particolare – il riferimento ai voti andati in precedenza alla Lega sarebbe come una “pezza a colore” che dimostrerebbe la natura destrorsa dei grillini.

Ora per me qualche elemento che – almeno nell’effluvio di parole di Beppe Grillo – riporta a un discorso conservatore c’è: penso soprattutto ai passaggi sui migranti. Ma attribuire una natura destrorsa a questo movimento solo perché molti ex leghisti lo hanno votato mi pare un discorso di corto respiro, che ancora una volta lascia intravedere la natura leggera di questo partito.

Cerco di spiegarmi meglio: molti studi sulla Lega hanno dimostrato che essa nei due decenni scorsi è stata in grado di drenare una parte consistente del voto operaio e degli strati meno abbienti del nord. Ma spesso ci si dimentica di dire che questa operazione è stata resa più facile da una serie di circostanze, fra le quali degne di nota sono l’abbandono da parte di Pds – Ds – Pd sia di una politica che nei contenuti permettesse a queste classi e a questi strati di riconoscersi negli eredi del Pci, sia di quella che fu la forma-partito che il Pci aveva.

Ora, sicuramente, l’erosione da parte della Lega dei voti che furono della base ex-Pci parte dalla svolta che avviene sul piano dei contenuti e specificatamente dall’approdo da parte di Pds – Ds – Pd al neoliberismo soft alla Prodi o alla Letta (nipote). Ma sul fenomeno dello smottamento dei voti verso la Lega a mio avviso ciò che conta di più è la rinuncia da parte di questi partiti leggeri ex-Pci a svolgere quell’opera di pedagogia quotidiana della base e delle “ampie masse”, che era stata la grande invenzione del partito togliattiano.

Si trattava di una forma pesante del partito, che traeva le sue origini dalla coniugazione fra il modello leninista del partito di quadri nato per trasformare la coscienza tradiunionistica (cioè legata agli interessi immediati) delle masse in coscienza rivoluzionaria, e l’idea gramsciana di un partito di massa capace di coagulare ed egemonizzare i movimenti.

Il partito togliattiano che era venuto fuori da questo connubio era un partito capace non di portare le masse alla rivoluzione, ma di farle diventare protagoniste di un programma avanzato per l’Italia, basato – come amava ripetere Togliatti – sulla raccolta delle bandiere che la borghesia italiana aveva gettato nel fango.

E’ questo enorme ginnasio di civismo e di civiltà del lavoro – che aveva suoi luoghi fisici (le case del popolo, le sezioni, le cellule) e mentali (le incrollabili e un po’ fideistiche certezze che il partito offriva) – che Pds – Ds – Pd abbandonano.
Senza rendersi conto che dietro questa rinuncia c’era il rischio – poi diventato bruciante realtà – che le masse regredissero, o abbandonando la difesa dei loro interessi immediati (la famosa coscienza tradiunionista), o immaginandosi – almeno al nord – che questi potessero essere difesi dalla Lega.

Se noi guardiamo ciò che è successo a Parma a partire da questa storia, il passaggio oggi di questi strati ai grillini – come dice lo stesso Grillo – appare, in barba a quanto afferma il Pd, come un grosso passo in avanti rispetto a ieri, che fa da argine alle derive reazionarie.

Certo, un passo avanti che non va nella direzione che ci s’immaginava a sinistra: dove stanno, infatti, oggi i ginnasi in cui si coltivano i programmi avanzati odierni per l’Italia? Spesso, molto spesso non nei luoghi ufficiali del centrosinistra: basta guardare a ciò che è successo negli anni scorsi, dai girotondi ai movimenti per i beni comuni.

Spessissimo in rete. E Grillo la sa usare così come l’hanno saputa usare i movimenti per l’acqua rendendoci tutti protagonisti di un movimento che ha portato alla caduta di Berlusconi. Non certo il mio Manifesto, che ancora si ostina a non usare la rete, malgrado fra le sue fila abbia militato Franco Carlini, l’anima di Chips & Salsa!

Insomma, il Movimento 5 Stelle a mio avviso, per usare ancora un termine togliattiano, è un “compagno di viaggio” che s’inserisce a pieno titolo all’interno di questa nobile tradizione dei movimenti che non rinunciano a lottare per un’Italia migliore

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