Quel che succede in Emilia e Romagna

di Dino Angelini (da: http://www.24emilia.com//Sezione.jsp?titolo=Quel+che+succede+in+Emilia-Romagna&idSezione=36373 )

Reggio Emilia, 23.4.12

(ed oggi 20.5.12 , dopo la vittoria grillina di Parma, occorre comiciare a chiedersi quali siano gli elementi che portano allo scollamento del blocco sociale che qui si sono formati nel ventennio scorso, d.a.)

Il nuovo embrasson nous, che a livello centrale costringe quasi tutte le forze politiche a convivere in un’atmosfera sempre più afosa e soffocante, spinge ancora una volta tutta l’area progressista a tacere su ciò che sta avvenendo a livello locale, specialmente in quelle zone – come la nostra – in cui è facile ancora vivere sugli allori di quella che fu una politica locale dignitosa e “diversa”.

Così il sacco della città operato negli anni scorsi a Modena – che pure era stato denunciato con un eloquentissimo video da un gruppo di cittadini indignati, fra i quali molti nomi illustri della società civile modenese – non sfonda.

http://youtu.be/uKpWLZzAG-s

Non sfonda neanche quando – come avviene in questi giorni, e come quasi in solitudine ha documentato 24Emilia – la giunta modenese cade e rinasce dalle proprie ceneri, come un’araba fenice portata a nuova vita… “da Bologna”.

Di ciò che succede a Parma ogni tanto qualcosa giunge extra moenia; molto meno si parla di ciò che sta accadendo a Reggio, anche se Saviano, la Gabanelli e altri qualcosa hanno detto.

A mio avviso però, al di là delle denunce, e forse ancor prima di esse, vengono le analisi. Perché è a partire dalle analisi che è possibile dare senso al cambiamento, cercare di comprenderlo e di governarlo.

Ma sul piano delle analisi le forze politiche locali e nazionali ormai da lungo tempo sono a rimorchio, probabilmente perché adagiarsi pigramente sul mito, che ci voleva portatori di modelli dignitosi e diversi, fa comodo; nascondersi dietro di essi per fare altro fa molto comodo!

Ebbene, a mio avviso, è arrivato il momento di farla questa analisi; di farla in termini collettivi, perché la singolarità del proprio punto di vista impedisce una visione a tutto tondo, che invece è l’unica capace di cogliere in profondità il senso delle cose.

Io, dal mio particolarissimo punto di osservazione, intravedo – almeno a Reggio, ma mi pare che l’inchiesta modenese ponga in evidenza qualcosa di molto simile, anche se molto più azzardosa sul piano amministrativo – il lento costituirsi di un nuovo blocco sociale che ha fra i suoi capisaldi questi quattro punti:

1) la speculazione edilizia che va cementificando la città, incanalandola sempre più in una vera a propria situazione di stress ecologico, oltre che di rischio da un punto di vista della legalità: vedi in particolare il discorso sull’Area Nord e sulla stazione mediopadana;

2) la finanziarizzazione dell’economia e il suo doppio allontanamento dall’economia reale e dal territorio locale. Ciò ha determinato una profonda discontinuità con quello che fu negli anni ‘70 il comportamento dei protagonisti del boom economico reggiano di allora che – non dimentichiamolo – reinvestivano nell’innovazione e nella produzione locali;

3) la sostanziale privatizzazione e, per molti versi, clericalizzazione del welfare locale, che nel caso di Reggio parte dall’importazione del modello bolognese di convenzione con il privato nelle scuole dell’infanzia per giungere più di recente alle Asp, alla privatizzazione delle Farmacie Comunali, etc…;

4) segue a ruota l’assalto ai beni comuni, che ha in Iren il suo caposaldo, e che consiste essenzialmente nella finanziarizzazione dei servizi e nella privatizzazione dell’acqua in tandem con l’alta finanza italiana e vaticana.

È a partire da queste coordinate che, a mio avviso, è possibile cominciare a comprendere la natura e gli interessi reali del nuovo blocco sociale che si va consolidando intorno alla parte più moderata del centrosinistra reggiano. Quali siano gli elementi di specificità del modello reggiano. Se esso sia sovrapponibile a quello modenese, parmense, eccetera. E quali in ultima istanza gli elementi di fondo dell’esperienza emiliano-romagnola attuale.

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