“Europa, femminile, singolare” a Reggio Emilia

di Dino Angelini

“Non può esserci libertà senza giustizia sociale, e non può esserci giustizia sociale senza libertà.” (Sandro Pertini)

 

 

Alle 15,00 di sabato 6 Aprile scorso in Sala del Tricolore si è tenuto un incontro, promosso da Fondazione E35 e Comune di Reggio Emilia, sul tema “Europa, femminile, singolare”. Dopo un intervento di Lidia Menapace intitolato Della Complessità – Socialismo o barbarie sulle tracce di Rosa Luxemburg (ragione ultima per la quale ero lì), Cecilia D’Elia e Giorgia Serughetti hanno intrattenuto le presenti ed i presenti, fra i quali il sottoscritto, sul tema La libertà delle donne e i suoi nemici, nell’Europa dei sovranismi.

Ed è sugli interventi di queste due ultime femministe che voglio soffermarmi poiché tutto il loro ragionamento mi è parso troppo unilateralmente centrato sui temi della libertà, cioè sui diritti civili, e per nulla capace di coniugare questo pur importantissimo tema con quello della giustizia sociale, senza la quale – come dicevano i padri costituenti – la democrazia perde di sostanza, e rimane solo ‘formale’.

L’oggetto dei loro strali è stato il convegno catto-fascista di Verona ed in particolare ‘il modernissimo contrattacco’ che viene da quell’insieme di forze europee reazionarie, che giustamente ai loro occhi non appaiono affatto come residui medievali, ma come moderni reazionari che mirano a negare ogni diritto civile conquistato finora, e soprattutto quelli delle donne: liberazione sessuale, divorzio, contraccezione,  aborto, etc.-

Per cui: sacrosanto il loro richiamo alle recenti manifestazioni italiane ed europee contro la deriva sovranista e fascista, ma l’assenza di ogni cenno ai temi delle giustizia sociale colloca il loro ragionamento all’interno di un filone – quello del centrosinistra nostrano della seconda repubblica – che ha precarizzato il mondo del lavoro e privatizzato il welfare, spogliando i cittadini di ogni tutela e scaricando il peso della cura sulle famiglie, ed in special modo delle donne.

Del resto, come ho scoperto poi in rete, Cecilia D’Elia è del PD, ed è stata a lungo assessore al Comune di Roma con Veltroni, in Provincia con Zingaretti, ed ora al Municipio Secondo. Cioè – potremmo dire – una esponente di quel ‘femminismo addomesticato’ di cui parlava Maria Luisa Boccia, che non solo non ha raccolto “la sfida del femminismo più radicale”, ma che ha deluso “anche l’aspettativa – per alcune la certezza – che tante donne in Parlamento e nel Governo avrebbero inciso sulle scelte politiche e sulla qualità della democrazia”.

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