Sulla nascitura “Istituzione” – Reggio Emilia, 19 nov. 2003

(Lettera alla Gazzetta)

Dino Angelini

Siamo sicuri che la nascitura Istituzione, destinata a gestire nidi e scuole per l’infanzia comunali e convenzionate, non sia una ‘privatizzazione’, come dice il Sindaco? Siamo sicuri che la priorità attuale dei nidi e delle scuole dell’infanzia reggiane sia quella della “gestione altamente specializzata”, come sostiene la Piccinini? Siamo sicuri che la fissazione di un budget annuo di 20 milioni di euro metta al riparo questo importante pezzo del welfare reggiano dai vincoli presenti e futuri imposti dai GATS e già sottoscritti dall’Italia?

Io penso che qualche dubbio sia lecito averlo e qualche domanda occorra farsela di fronte a questa operazione, iniziata tempo addietro, ma non per caso portata a termine oggi, alla vigilia dell’ultima fermata del percorso decennale dell’attuale giunta.

Non era forse il caso di aspettare che fosse la nuova giunta, frutto come io spero di un accordo più ampio che vada da Di Pietro a Rifondazione, a compiere un così sostanziale cambiamento. Perché questa improvvisa fretta? Non è che si vuole dare un segnale mirante a porre di fronte al fatto compiuto i possibili interlocutori di sinistra e di centro che fra un po’ cominceranno a riunirsi per tentare la formazione di un comune programma per il welfare locale.

Non è che, nonostante le rassicurazioni, il Comune con questa decisione sia destinato ad essere solo per ora il soggetto titolare delle ‘decisioni strategiche’ e che in sostanza si stia aprendo pericolosamente la strada ad ulteriori cambiamenti istituzionali sulla scia di ciò che prevedono i GATS che, nello stesso momento in cui permettono ogni ulteriore apertura ai privati, impediscono qualsiasi retromarcia che vada nel segno di una gestione pubblica? con le immaginabili ricadute sul piano della qualità dei servizi erogati?

Non è che l’obiettivo della “gestione altamente specializzata” non sia propriamente la priorità delle priorità che nidi e materne abbiano di fronte? e che in una società che sta cambiando rapidissimamente, creando anomia e disorientamento in tutti, sia più opportuna ed urgente per tutto il welfare locale la ridefinizione degli obiettivi e delle priorità in base alle nuove emergenze, priorità sulla quale nidi e materne scontano un ritardo pari a quello di tutto il welfare reggiano?  E sto pensando  alla nuova realtà dell’immigrazione, ai nuovi strati sociali emergenti e alla fatica che fanno gli uni e gli altri ad ‘abitare’ la città, a ritrovare in essa dei valori nuovi, sufficientemente condivisi, visto che i vecchi valori cominciano a diventare obsoleti. Queste nuove condizioni di vita e di convivenza richiedono, non ceselli gestionalistici, ma uno sforzo simile a quello che fu fatto all’inizio degli anni ’70 a fronte dei  poderosi cambiamenti innescati allora dall’abbandono dei campi, dalla nascita della società industriale, dall’inurbamento e dal conseguente passaggio alla famiglia nucleare.

Allora, per governare quei cambiamenti, nacquero in città quei luoghi di innovazione e di sperimentazione, coraggiosi e lungimiranti, fra i quali le scuole materne comunali, preoccupate allora di impiantare una didattica compensativa che permettesse ai figli di quelle nuove classi sociali di arrivare in scuola elementare in una condizione di minor svantaggio nei confronti dei figli della borghesia.

Oggi, di fronte a problemi simili, se non più gravi, vera necessità e urgenza a mio avviso non è l’affinamento delle tecniche di gestione, ma compiere un grande sforzo di immaginazione e di inclusione che solo il pubblico può garantire. Rinunciare a questo compito significa rischiare, come si sta già rischiando, di accontentarsi della ‘gestione’ di una istituzione sempre più mummificata che vive sull’onda lunga delle sue glorie passate, e non su quella viva e spumeggiante del suo tumultuoso presente.

19.9.03

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