La politica delle donne

di Lorenza Franzoni

Il 13 febbraio è sembrato l’inizio di una nuova primavera delle donne se non proprio della questione femminile.

Inevitabile chiedersi: dove sono state le donne in tutti questi anni? La domanda merita una risposta che è sorprendente: le donne non sono mai tornate a casa e a Reggio Emilia scendono continuamente in piazza e anche nelle aiuole delle rotonde! Lo fanno insieme agli uomini e per questo non si riesce a distinguerle, ma, se si osserva con attenzione, si scopre che spesso sono loro il motore della protesta. Nei comitati, nelle associazioni, nei sindacati e nei movimenti, le donne sono spesso maggioranza, un costante punto di riferimento ed è utile citare alcuni esempi. Valentina Iannuccelli è il simbolo del comitato di Via Melato, che ha richiamato l’attenzione delle Istituzioni sulla zona e ha dato vita allo sconfinato mercatino della polveriera. Luciana Pederzoli è il punto di riferimento per tutti coloro che si battono contro l’elettrosmog e di recente ha ottenuto il riconoscimento, da parte del Consiglio Comunale, del principio per cui le antenne non possono proliferare all’infinito secondo i desideri dei gestori e contro la volontà dei cittadini. CORA, che si batte per i diritti delle persone esposte all’amianto, è stata recentemente fondata da donne. Dietro l’associazione, Il Gabbiano, che ha ottenuto la tutela per il San Lazzaro e da anni difende il territorio dalla cementificazione, c’è la determinazione di Giovanna Boiardi. Ci sono sempre le donne dietro le notti rosa e tanti altri progetti per rianimare un centro storico agonizzante e non si tratta solo delle commercianti, ma anche delle abitanti. L’associazione Città Migrante, è rappresentata dall’attivismo di Federica Zambelli con bambino e passeggino al seguito. L’architetto Rossana Benevelli è la portavoce di Muoversi Meglio (coordinamento per una mobilità sostenibile) e coordina Quarto Potere, il gruppo di architetti che ha la propria sede a Casabettola, come gli Animali Sociali, gruppo riunito dalla giovane urbanista Chiara Valli, sempre nella casa occupata, hanno sede i Cobas della scuola, referente Barbara Bertani, e Ya Basta di cui Elisa Lindner è presidente a Reggio Emilia, mentre è riferimento nazionale per la cooperazione in Brasile. Cinzia Terzi, con altre donne, segue la difficile questione del Sahrawi, a Reggio esiste anche l’associazione Berretti Bianchi che si occupa di Corpi Civili di Pace in zone di guerra e la presidente è la dottoressa Fabiana Bruschi. L’Osservatorio Civico Antimafia è zeppo di donne, ed è composto dal Coordinamento Libera, la cui referente è Annalisa Duri (in provincia Simona Montanari) e da COLORE (cittadini contro le mafie), la cui presidente è Rita Bertozzi e referente Caterina Lusuardi, che fa parte del Teatro dei Quartieri, di cui sono la fondatrice. Il Teatro dei Quartieri è un’esperienza di teatro politico nato da donne per dare voce alla città in trasformazione e che ha posto al centro dell’abitare la relazione. Per dieci anni, abbiano attraversato le periferie, spesso guidate da altre donne, mentre a FE, nello spazio del Dopolavoro che abbiamo gestito, si sono svolte assemblee sulla differenza di genere nel lavoro e incontri, curati da Seidonna, con testimonianze arrivate da altre regioni; questo perché le donne creano facilmente reti e scambi e hanno voglia di confrontarsi fuori e dentro la città. Alcune realtà dibattono vivacemente intorno alla questione femminile, come Seidonna, poi c’è AltaVoce, tutte donne riunite intorno a Donatella Chiossi, che lavorano sul testamento biologico e le tante che collaborano con Non da Sola, che non si occupa semplicemente di donne maltrattate, ma affronta il tema della violenza di genere in tutta la sua complessità. Io sono la portavoce dei Partigiani Urbani, tra noi le donne sono le più attive e, sul 13 febbraio, abbiamo discusso e assunto posizioni diverse senza dividerci: c’è chi era nel comitato promotore, chi ha partecipato perché è sempre positivo quando le donne s’incontrano, mentre personalmente ho sentito il bisogno di prendere pubblicamente le distanze dall’appello, perché non credo che si possa chiedere dignità con un documento poco dignitoso, ma in piazza sono andata come sempre.

Nel gruppo Nopacchettosicurezza c’è un naturale equilibrio di presenze e di ruoli tra uomini e donne e anche le sinte e rom sono rappresentate. Mi sono chiesta se sia così anche nel resto d’Italia e sono andata all’assemblea nazionale di Uniti contro la Crisi, che si è tenuta a Reggio Emilia il 19 febbraio, ho contato i presenti in una stanza: erano esattamente cento, di cui quarantanove donne. Dei due segretari del Nopacchettosicurezza, una è Flavia Prodi che appartiene a GA3, gruppo di giovani italiani e  migranti e anche qui predominano nettamente le ragazze. Lo sciopero europeo dei migranti del primo marzo è stato ideato e lanciato a livello comunitario, nazionale e provinciale dalle donne, ed era evidente nel titolo (una giornata senza di noi). Sono soprattutto le donne che stanno a fianco dei migranti e ne sostengono i diritti e le donne migranti hanno un ruolo fondamentale quando si tratta della dignità di tutti: portavoce nazionale del 1 marzo 2011 è Cécile Kyenge Kashetu, una dottoressa che ha lavorato anche nella nostra città. A capo della più aspra battaglia sui diritti dei lavoratori, attualmente in corso in provincia, ci sono due donne: Sabrina, che è sindacalista e Goghi, l’indiana alla testa dei colleghi GFE a larga maggioranza maschi. Suckwinder Kaur, detta Goghi ha dichiarato che spesso si accusano gli stranieri di abbassare i diritti dei lavoratori italiani ma, tra quelli che hanno deciso di lottare, pochi sono gli italiani e tocca agli stranieri difendere i diritti di tutti. GFE è una cooperativa e spesso, nella cooperazione della nostra provincia, il 90% dei lavoratori sono donne e gli amministratori sono tutti maschi. Le donne agiscono sul territorio, lontano dai partiti, non cercano il potere ma con il potere si scontrano regolarmente e aspramente. Dove non c’è niente da guadagnare e molto da spendersi è pieno di donne, ma tutta questa attività raramente trova spazio sui media, occupati a seguire chi governa e chi si oppone e non certo chi prende le distanze da entrambi e pratica la politica in altra forma. Temo che tutta questa presenza femminile possa nascondere anche una delega maschile: le donne garantiscono continuità, sono perseveranti e affidabili come sempre. I maschi sono pericolosamente coagulati intorno al potere e sembra che la politica, quella vera, ormai sia roba da donne. In un paese inemendabile, dove sembra che il cambiamento sia impossibile, le donne si ostinano, qualunque sia il risultato.

Ho citato solo alcuni esempi dello straordinario impegno femminile, ma è fondamentale ricordare a tutti che, domenica 13 febbraio, è stato possibile manifestare a Reggio Emilia, solo perché quei movimenti cittadini in cui militano tante donne, per mesi hanno sfilato in corteo e protestato continuamente, finché l’amministrazione ha ritirato la sua firma dal divieto di manifestare nei fine settimana.

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