Berlino.com e i brontosauri reggiani

Dino Angelini

Su Repubblica di oggi – 21.11.11 – un articolo di Andrea Tarquini sulle giovani aziende start-up di Berlino. Le start-up sono quelle aziende emergenti che, poggiandosi su internet, sono in grado di offrire in brevissimo tempo, ad una clientela raggiungibile velocissimamente tramite la rete, prodotti nuovi, spesso su misura, che nascono grazie all’inventività di giovani imprenditori che si sono messi cooperativamente in rete.

Berlino.com, ci dice Tarquini, ormai sorpassa Londra su questo piano e, soprattutto, si espande in controtendenza in un momento di grossa crisi.

Che c’entra Reggio con Berlino.com? Moltissimo, a mio avviso. Qui il Comune sta spendendo un sacco di soldi per il traffico delle persone su rotaia (la TAV) e per l’approntamento di un’Area Nord in cui il tecnopolo dovrebbe nel tempo concorrere ad implementare l’offerta innovativa sulla quale, ancora più avanti nel tempo, le aziende dovrebbero fondare il loro rilancio.

Campa cavallo che l’erba cresce! viene da dire dopo aver letto l’articolo di Tarquini e dopo aver dato un’occhiata alle centinaia di aziende berlinesi che dalle pagine di http://www.deutsche-startups.de/verzeichnisse/startups-a-z/ c’interrogano e ci fanno vedere impietosamente l’ampiezza del nostro ritardo.

Quali le coordinate che sono alla base del successo berlinese? Si tratta di iniziative giovanili,vitali, low cost, che si combinano in una grande capitale culturale caratterizzata dalla presenza do molti giovani migranti qualificati provenienti dall’est che con i giovani berlinesi autoctoni sono imprenditori o impiegati all’interno delle aziende start-up; ed infine l’uso di internet e la disponibilità di mezzi di trasporto delle merci: DHL o Deutsche Post che raggiungono velocissimamente i clienti a casa.

E sul piano della produzione si va dai mille tipi di cioccolata prodotta come vuoi, ai vestiti su misura (con tanto di strumento di misurazione online inventato da questi giovani imprenditori), dalla invenzione di videogame alle scarpe, etc. etc., con agenzie online, come Rocket Internet GmbH – finanziate dalle più grandi aziende dello stesso start-up, che li coordinano e ne moltiplicano le capacità di marketing.

A Reggio invece cosa vediamo? Un sostanziale disinteresse per il traffico merci (a fronte di un sistema postale obsoleto che con la nascita della TAV avrebbe potuto essere implementato), un traffico merci su gomma che sta per i fatti propri ai margini dei grandi progetti; ma soprattutto una suddivisione dei progetti innovativi in due tronconi ben distinti: – quelli iniziali, enormi, costosissimi, che ingenereranno profitti per le grandi corporation coinvolte, con gl’imprenditori piccoli e medi che risultano anch’essi marginali, da quel che mi consta, e con i giovani assenti; – quelli finali legati sostanzialmente al tecnopolo che poggia su un’area creativa legata all’Accademia, le cui capacità di implementare il nuovo sono tutte da verificare.

Ciò a fronte di un’area urbana carissima, antidiluviana sul piano della funzionalità della rete, con un sistema produttivo in grado di attrarre solo manodopera migrante non qualificata; uno stile di vita quotidiana “pallosissimo” che deprime i giovani; una scarsa attenzione ad internet, all’ambiente, all’innovazione che invece sono il lievito della creatività giovanile, una conseguente migrazione intellettuale che nelle giovani generazioni è sempre più imponente.

Insomma di fronte al dinamismo soft di Berlino.com si stagliano, grigi e pesanti, i brontosauri reggiani, in grado di guardare solo indietro ai loro idoli infranti, o al massimo al loro tornaconto presente, mentre la crisi incombe sempre più minacciosa sulla nostra economia.

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