Sinistra reggiana con chi stai?

12471402_10153912393104612_1685208030837570615_odi Dino Angelini

Nell’introduzione a Quando saremo a Reggio Emilia (2012) ebbi modo di dire fra l’altro:

“… è stato dall’incontro fra quegli ex-PCI e quegli ex-DC che costituiscono l’ossatura del nuovo centrosinistra locale che nasce a Reggio E. (ma da quel che so la stessa cosa avviene un po’ dappertutto in Emilia e Romagna) un nuovo blocco sociale che s’incardina intorno ai seguenti vettori:

la speculazione edilizia che va cementificando le città, incanalandole sempre più in una vera a propria situazione di stress ecologico, oltre che di rischio da un punto di vista della legalità: vedi in particolare a Reggio il discorso sull’Area Nord e sulla stazione mediopadana;

la finanziarizzazione dell’economia ed il suo doppio allontanamento dall’economia reale e dal territorio locale, che a Reggio da qualche tempo vede come protagoniste perfino le coop, che in questo modo si vanno sempre più allontanando dalla loro funzione di ammortizzatori sociali. Ciò ha determinato una profonda discontinuità con quello che fu negli anni ‘70 il comportamento dei protagonisti del boom economico emiliano e reggiano di allora che – non dimentichiamolo – reinvestivano nell’innovazione e nella produzione locali.

– l’assalto ai beni comuni, che ha in Iren e in Hera i suoi capisaldi, e che consiste essenzialmente nella finanziarizzazione dei servizi e nella privatizzazione dell’acqua in tandem con l’alta finanza italiana e vaticana.

– E da ultimo la sostanziale privatizzazione e, per molti versi, clericalizzazione del welfare locale.”

Son passati più di tre anni da quella introduzione e nel frattempo la situazione si è andata sempre più chiarificando, fino a ad apparire così vivida e, nello stesso tempo, così preoccupante da costringere anche i distratti a lanciare almeno uno sguardo sul triste spettacolo che ormai si para dinnanzi a noi tutti.

La sinistra reggiana nel frattempo è intervenuta in forze su uno solo di questi punti cardinali, cioè sulla questione dell’acqua pubblica; e lo ha fatto insieme alle altre forze di opposizione, a partire dal Movimento 5 Stelle, dalla CGIL, fino a convogliare sul tema varie componenti della società civile, sia laiche che cattoliche.

Sugli altri tre temi – e prima ancora sui temi del lavoro – invece finora le varie iniziative, che pure ci sono state in questi ultimi anni e che hanno mobilitato cittadini e lavoratori, non hanno prodotto un movimento ampio, paragonabile a quello messo in piedi sull’acqua pubblica.

Probabilmente ciò che è mancata è una visione d’insieme, capace di connettere i vari elementi che tengono unito questo nuovo blocco sociale costituitosi agli albori della II repubblica e ramificatosi sempre più nei decenni successivi; fino a diventare oggi un tessuto fatto d’interessi concentrici, anche se non perfettamente sovrapponibili.

Ciò che mi colpisce oggi, nel momento in cui inchieste e denunce si moltiplicano e mettono a nudo l’ordito e la trama di questo tessuto ormai per certi versi maleodorante, è il silenzio della sinistra reggiana, che così mostra di avere uno sguardo strabico sulla città: capace di vedere le storture che sono presenti nel processo di privatizzazione dell’acqua pubblica, e di agire conseguenza. E nello stesso tempo non riuscire a mettere a fuoco ciò che pure sta avvenendo sugli altri piani:

– su quello del welfare, laddove – per dirne l’ultima – è dei giorni scorsi la forzatura che conduce alla privatizzazione di quelle che furono le scuole per l’infanzia più belle del mondo.

– sul problema della cementificazione della città e della infezione ‘ndtranghetista che ormai la caratterizza.

– su quello della finanziarizzazione dell’economia, che vede gli imprenditori ormai totalmente incapaci di far tesoro degl’insegnamenti che provengono dai padri del modello reggiano, che non solo reinvestivano a Reggio, ma erano anche capaci di attraversare le crisi reinventando il modo di produrre, e così volgendo a favore delle proprie imprese ciò che ad un primo impatto sembrava destinato ad affondarle.

Quali le ragioni di questo strabismo? A mio modo di vedere innanzitutto nel fatto che le ragioni iniziali che portarono alla nascita di questo blocco sociale furono ragioni di tipo difensivo: occorreva contrastare il berlusconismo, e la strada scelta a livello locale fu quella che portò la sinistra all’abbandono del proprio modello di governo per allearsi con i popolari.

A livello centrale quella che portò al prodismo, che praticamente estendeva lo stesso principio al governo della nazione, e soprattutto con la precarizzazione del lavoro (Treu!!) privava i lavoratori di ogni sicurezza circa il proprio futuro e con la deregulation degli appalti (Bassanini!!) poneva le premesse per ogni abuso.

Questo buttar via l’acqua sporca della tradizione ‘comunista’ con il bambino delle riforme dentro per compiacere i vecchi diccì aprì la strada a livello locale alla progressiva privatizzazione del welfare, delle cui spoglie e vecchi democristiani si mostrarono subito ghiotti; e portò all’abbandono di ogni logica di programmazione della città e del territorio, con la conseguente spinta alla cementificazione (sulla quale pian piano allungherà la mani la piovra ‘ndranghetista).

L’attacco ai beni comuni ci fu chiesto quasi in contemporanea dall’Europa neoliberista. Mentre la spinta alla finanziarizzazione e da ultimo alla delocalizzazione è figlia di tanti padri, ma anche della cecità e dell’ingordigia dei figli e dei nipoti dei protagonisti del boom.

La sinistra radicale è come rimasta avviluppata in questa ragnatela, rinunciando a fare una analisi concreta delle concreta situazione che si deteriorava sempre più sotto i propri occhi, e accontendandosi colpevolmente – chi più chi meno – di occupare gli strapuntini che il governo degli enti di primo e secondo grado offriva: e così lentamente sparendo dall’agone politico, mano a mano che la vecchia platea del proprio consenso passava a miglior vita.

E’ ora di svegliarsi compagni! di riaprire gli occhi! Di tornare a leggere la realtà! a riflettere su ciò che emerge da essa e ad agire di conseguenza! È intollerabile ormai restare acquattati nell’ombra e prendersela con le grida stridenti e irriverenti dei grillini! Essi sono diversi da noi. Ma non quanto lo sono ormai coloro che dalle inchieste e dalle denunce di questi giorni sono additati perlomeno come ciechi, se non complici.

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