Mediopadana: guerra al Catullo

Dino Angelini

31.5.13

Virgilio, nato a Mantova (Mantua me genuit) per raggiungere Roma doveva passare per “Regium Lepidi”. Infatti le vie maestre attraverso le quali da Mantova si raggiungeva Roma erano nell’ordine: la via Postumia,, che un mantovano prendeva poco prima di Verona; la Via Emilia, che incrociava la Postumia a Piacenza (Placentia) e terminava a Rimini (Ariminum); e la vecchia via Flaminia che, attraversando i passi umbri, da Rimini conduceva fino a Roma.

E se la Roma-Placentia, via Ariminum, era l’asse che conduceva a nord (più tardi fino al Danubio –“usque ad flumen Danuvium”!), la Genua-Aquileia rappresentava l’asse viario che congiungeva via terra le due sponde nord del Mare Nostrum.

Quindi se Virgilio voleva andare a Roma doveva per forza passare per Regium Lepidi.

Non è che oggi le cose siano granché cambiate. Gli itinerari stradali sono praticamente gli stessi: – l’incrocio fra asse viario che dalla Germania conduce verso il Sud e la Via Emilia si è solo abbassato di un centinaio di Km, fino alle porte di Modena (Mutina); – mentre per beghe campanilistiche (parmensi, a quanto si dice) è saltato quello con la Liguria, oggi ubicato a nord di Parma: incongruenza che gl’ingegneri romani non avrebbero neanche potuto concepire!

E ancora più a sud,  a Bologna, è stato spostato l’incrocio ferroviario.

Per cui oggi il pronipote di Virgilio che voglia andare a Roma, o tornare dalla capitale a Mantova per via di terra, se si muove in macchina incrocerà strada, autostrada e ferrovia a Modena. Se si muove in treno proseguirà verso Mantova, dopo aver cambiato, sempre a Modena.

Come avrete notato, per tutto questo tempo Reggio Emilia è rimasta una stazione di posta secondaria fra Modena e Parma. E, come tale, ha sofferto, ma anche goduto per questa sua liminarità. Sofferto perché le due città limitrofe sono state sempre più ricche e i importanti. Goduto perché lo stato di marginalità offre dei vantaggi secondari, fra i quali la possibilità di coniugare in maniera più specifica e autentica tradizione e innovazione. Cosa che i reggiani hanno puntualmente fatto da che hanno preso coscienza di sé.

Poi ci si sono messi dapprima Bersani che da ministro sovraintendente alla TAV spargeva soldi di qua e di là pur di ottenere dagli enti locali i permessi per la nuova ferrovia. La Zarina che, infatuata di Calatrava, decideva non solo di spostare il tratto reggiano della TAV lontano dalla vecchia ferrovia, ma anche di inventare l’Area Nord in cui costruire una stazione “più bella e più grande che prìa”, nonché tre ponti e un nuovo imbocco autostradale. Il tutto condito da  grandiose, quanto pretestuose idee di allargamento e, quasi, di iterazione a nord della città (là dove una volta c’erano le paludi).

Altri hanno già spiegato cosa è costata tutta questa operazione (che peraltro non è finita qui) in termini di risorse finanziarie e di inquinamento dell’economia locale ad opera delle mafie. Io qui mi limito a sottolineare gli aspetti relativi alla comunicazione che quest’insieme di opere vorrebbe risolvere a vantaggio della città.

Innanzitutto perché il pronipote di Virgilio per giungere a Roma dovrebbe rinunciare al vicino scalo aereo di Verona? il Catullo. Intitolato così in onore di un altro grande poeta romano originario di quelle parti. E si, perché ciò che affermano gli eredi della Zarina, e Delrio in primis – che intorno a Calatrava e all’Area Nord non ha fatto altro che confermare i propositi della vecchia giunta, espandendoli semmai viepiù sul piano della spesa – i mantovani al Catullo dovrebbero preferire la stazione mediopadana di Reggio.

Guerra al Catullo, quindi. E per far ciò costruiremo ( e pagheremo) una bretella che colleghi la Mediopadana all’autostrada Modena-Verona. Mentre per ora la Mediopadana “staziona” solitaria in mezzo alla campagna, collegata alla “Bassa” e all’imbocco autostradale Reggiolo-Rolo  da strade costruite quando per non toccare la proprietà fondiaria si andava a zig-zag per i campi.

Un’altra bretella collegherà (collegherà! futuro semplice, ma costoso) la stazione alla vecchia ferrovia. Sarà un trenino, dicono. Va buo’! speriamo utilizzino i vecchi binari della ferrovia locale che passa da quelle parti.

Ciò che non dicono – e che, inascoltati, da una posizione liminare continuano a ripetere da anni i marginali rompicoglioni di sempre, quorum ego – è che, ben che vada!, la TAV sarà un servizio per ricchi, mentre la stragrande maggioranza proseguirà a sbattersi con la vecchia linea ferroviaria.

Da parte mia aggiungo: 1. che non è detto che il famoso bacino dei due milioni e passa di potenziali utenti sia effettivamente quello auspicato dagli homines novi della presente amministrazione; 2. che tutto il progetto dell’Area Nord sembra essere costruito sulle “paludi”; 3. che in tutta questa partita, giocata nella più fitta nebbia, vi è un sostanziale disinteresse sia per il grande traffico passeggeri che rimarrà a penare (a “gettare il sangue”, si dice in Puglia) sulla vecchia linea; sia per il traffico merci, a fronte di un sistema postale obsoleto che con la nascita della TAV avrebbe potuto essere implementato e messo in connessione con la rete. Come hanno fatto i tedeschi, cfr: Berlino.com e i brontosauri reggiani  –

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