La fine della democrazia parlamentare

Dino Angelioni

 

28.4.15

 

Nel 2007 un economista dell’Università di Princeton, Dani Rodrik, ha cercato di riassumere in una formula le maggiori contraddizioni presenti nel mondo globalizzato. Una formula che è nota come “Il trilemma di Rodrik”, da lui stesso riassunto qualche anno fa su Repubblica in questo modo:

Non è possibile perseguire simultaneamente la democrazia, l´autodeterminazione nazionale e la globalizzazione economica. Se vogliamo far progredire la globalizzazione dobbiamo rinunciare o allo Stato-nazione o alla democrazia politica. Se vogliamo difendere ed estendere la democrazia, dovremo scegliere fra lo Stato-nazione e l´integrazione economica internazionale. E se vogliamo conservare lo Stato-nazione e l´autodeterminazione dovremo scegliere fra potenziare la democrazia e potenziare la globalizzazione. I problemi che abbiamo nascono dalla nostra riluttanza a confrontarci con queste scelte ineluttabili.”

E nel momento in cui l’Europa aderisce alle regole, o –meglio- alla deregulation che caratterizza la globalizzazione economica non può non imporre ai singoli stati di cedere sovranità e democrazia, perché “a differenza dei mercati nazionali, che normalmente sono supportati da un ampio ventaglio di istituzioni normative e politiche, i mercati globali non possono contare su fondamenta solide: non esiste nessun prestatore globale di ultima istanza, nessuna autorità di regolamentazione globale, nessun regime fiscale globale, nessuna rete di sicurezza globale e naturalmente nessuna democrazia globale. Questa governance tanto fragile espone i mercati globali a instabilità, inefficienza e deficit di legittimazione popolare” (Rodrik).

Sono i mercati globali che per affermare se stessi richiedono la messa in mora degli Stati-Nazione e della democrazia. Il loro fine è quello di favorire una “iper-globalizzazione” che favorisca i grandi gruppi finanziari spostando le risorse dal terreno delle tutele e quello della speculazione.

Ottenendo un duplice vantaggio: quello immediato di vedere aumentare il proprio capitale; e quello, conseguente alla crisi dell’equilibrio basato sulle tutele dei più deboli, di poter comperare e privatizzare i servizi e quant’altro a prezzi di liquidazione. Magari con il denaro drenato attraverso l’istituzione dei cosiddetti “vincoli”, che non sono altro se non l’espressione più cruda della cessione dei diritti dello Stato-nazione.

Ne consegue che per fare ciò i nuovi padroni del vapore debbano tagliare le unghie alla democrazia parlamentare, privandola di ogni reale istanza capace di definire un nuovo equilibrio in cui, ad una rinuncia ai vantaggi (per pochi!) della iper-globalizzazione, corrisponda quello (per i più) di riottenere le tutele e di potere contare sul piano della elezione dei propri governanti.

Penso che l’Europa sia una delle espressioni più compiute di questo modello basato sull’affermazione della iper-globalizzazione a danno delle tutele, della sovranità nazionale e della democrazia: chi conta realmente, chi prescrive i “vincoli” non è eletto da nessuno, il parlamento europeo è un simulacro di se stesso. I parlamenti nazionali sono sempre più defraudati dei loro poteri di ieri e sempre più spinti verso forme di democrazia autoritaria: di democratura, come dicono i “professori” e i “gufi” italiani. E – ciliegina sulla torta – manca una banca centrale che possa svolgere coerentemente e con continuità la funzione di prestatore di ultima istanza.

In questa situazione tutte le mosse fatte – in maniera più o meno radicale – dai governi italiani in questo ultimo ventennio vanno in direzione dell’ingresso dell’Italia nell’idrovora della iper-globalizzazione, e verso la conseguente cessione – direbbe Rodrik  – dei poteri dello stato italiano e dei livelli di democrazia conquistati con la Resistenza e sanciti dalla Costituzione.

Il combinato disposto della rottamazione della Costituzione e dell’imposizione dell’Italicum da parte del governo Renzi in questo modo appare solo come l’ultimo anello di una catena che parte dall’ingresso nell’euro: in quell’euro basato sull’accettazione dei famosi vincoli! Che prosegue con la progressiva spoliazione delle tutele e dai vantaggi diretti ed indiretti da esso derivanti. E che termina con il combinato disposto che ha in Draghi, Trichet, Napolitano, Monti, Letta e Renzi i propri protagonisti finali.

Il dramma che i cittadini ancora immuni dal sistematico avvelenamento delle coscienze ad opera dei media vivono in questi giorni è solo l’epilogo di un lungo percorso. I pifferai magici che in questi giorni ci stanno ammaliando con i loro suadenti discorsi vogliono convincerci che il nostro destino sarà diverso da quello del popolo greco. Certo è che, vada come vada, se passa il combinato disposto renziano nessuno potrà più contraddire quello che solo gli amanti del paradosso si apprestano a chiamare il Partito della Nazione.

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