Pensieri pugliesi di un non pugliese

Caricatura-di-Nichi-Vendoladi Silverio Tomeo

Delle elezioni regionali pugliesi varrà (forse) la pena di parlarne solo dopo il 31 di maggio. Per capire orientamenti, livelli di astensione, assetti di governo futuro.

Oggi l’entusiasmo è sotto le scarpe, se pensiamo al 2005 e al 2010. Quindi è quel ciclo che si conclude, è quella stagione che finisce. In democrazia si usa votare per avere una rappresentanza e per decidere un assetto di governo, questo vale per la democrazia procedurale, che non è il tutto, ma senza la quale non si parla neppure di democrazia, bensì di qualcosa d’altro. In base all’offerta elettorale, come si dice in letteratura, l’elettore decide cosa votare, o anche di non votare, nel caso.

La legge elettorale regionale votata a tre mesi dalle elezioni, congiuntamente dai consiglieri del PD e di FI, si ispira alla prima formulazione dell’Italicum, con la soglie dell’ 8% per chi non si presenta in coalizione e del 4% per chi lo fa. Questo pare che non sarà un problema per il movimento populistico-reattivo dei 5stelle, ma lo sarà in particolare per le proposte alternative “de sinistra” e per gli alleati “deboli” in coalizione.

L’Altra Puglia (valutata tra il 2% e il 3%) non supererà la soglia, ma darà un suo segnale programmatico e già esprime una sua vis polemica, soprattutto in chiave anti-Emiliano e anti-PD.

C’è da supporre che con una futura possibilità di ballottaggio al secondo turno, nel caso di spareggio tra Grillo e PD-centrosinistra, alcuni alter-pugliesi voterebbero il comico con la bava alla bocca e le alleanze razziste in Europa, altri invece si asterrebbero.

L’Altra Puglia è solo una frazione dell’Altra Europa per Tsipras in Puglia, come dire Rifondazione residua più alcuni limitati settori radicali. Tra l’altro l’operazione di presentare le alter-regioni dovunque è già servita a dare organizzazione e compattezza per l’assemblea nazionale, dove poter recarsi compatti per contendere la guida del Coordinamento nazionale, nella migliore tradizione settaria e gruppettara.

Non era nelle intenzioni originarie dell’Altra Europa quella di rifondare Rifondazione. Ma comunque quello spazio comune permane, ha altre ambizioni e lo verificheremo meglio sugli assetti nazionali ed europei futuri, e nel corso della dialettica del reale, non in quella del residuo ceto politico piccolo-piccolo.

Il trotzschista dello 0,02% e i verdi di Bonelli sono solo folklore. Liste “deboli” ma alleate al centro-sinistra come quella del PCd’I si presentano sempre con persone dal milieu di sinistra abbastanza chiaro, mentre – almeno nel Salento leccese – non se ne vedono quasi candidati di sinistra nella lista NOI A SINISTRA sotto l’egemonia di Dario Stefàno e con lo squaglio di SEL che allude al suo superamento.

Oggi come oggi preferisco di gran lunga l’idea di una Coalizione sociale lanciata dalla FIOM e ancora tutta da verificare, mi sembra più sensato e produttivo rimboccarsi le mani nelle pratiche sociali piuttosto che aizzarsi nel polemos ideologico. Solo al tramonto delle piccole formazioni della diaspora comunista nascerà una nuova sinistra politica in Italia. E solo nel fuoco di processi reali, storici, tellurici.

Il grande – e grosso – Emiliano, il Gladiatore, il sindaco della svolta a Bari che diede inizio alla “primavera pugliese”, oscilla dal popolaresco al populismo, e per tenere caldo il suo nome sui media a volte le spara grosse. Si dice che stia imbarcando elementi di destra, gente ambigua, ed è vero, ma ciò avviene – nello stile del trasformismo storico meridionale – in un quadro mai visto in tali dimensioni della crisi della destra politica pugliese.

Ma torniamo dove iniziò tutto, e cioè A) alla transizione inaugurata da Mani Pulite nel 92-93 e B) a Bari dove il blocco-urbano crolla con Emiliano sindaco, “l’onda Emiliano”, con un giudice non interno alle vaccate della sinistra storica, che unisce società civile, riscossa democratica, spinta dal basso, associazionismo diffuso, da Bari Città Plurale alle associazioni più varie. Ero a Milano in quegli anni e vedevo in TV l’avvocato Pinuccio Tatarella arringare folle oceaniche a Bari. A Lecce la Poli Bortone, già pasionaria missina, e l’ex capomanipolo dello squadrismo missino, prendono in mano la situazione.

A Taranto un tipo di Ordine Nuovo, amico del clan dei Modeo, prende in mano la situazione. La transizione che inizia nel ’92-’93 vede in Puglia l’alleanza di ferro di ex-missini ed ex destra democristiana, le due anime adesso nuovamente divise dalla crisi terminale del berlusconismo.

Non dovremmo forse mai dimenticare questo brutto inizio pugliese alla democrazia dell’alternanza.

Il ciclo attorno alle primarie e a Nichi, poteva essere un inedito sinistra-centro, ma lo squaglio e la diaspora polemica di Rifondazione, i casi Tedesco e Frisullo, l’involuzione del PD, il lobbyng dalemiano, il rischio nel 2005 di avere commissariata la sanità (85% del bilancio regionale) quando Fitto e il governo Berlusconi ertano potentissimi, la caduta dei numerosi esperimenti di democrazia partecipativa, hanno indebolito le possibilità ulteriori di “laboratorio politico pugliese”.

In ogni caso ogni indicatore economico, turistico e culturale fa sì che la Puglia o le Puglie se vogliamo, diano segni evidenti anche ai ciechi di miglioramento, pur in presenza della crisi economica.

Oggi il contro-transfert reattivo e negativo verso Vendola è a radice patologica, spesso animato da esprit de ressentiment, da spirito di gravità, immemore della storia politica e sociale e culturale delle Puglie.

Cosa voterò? Una candidata di sinistra di una lista di sinistra che appoggia la coalizione malmessa del centrosinistra pugliese. Cosa spero nel nuovo ciclo politico pugliese?

Che vi sia comunque una dialettica democratica più matura, e che alcune delle belle cose del precedente ciclo siano salvaguardate: dai bollenti spiriti alla Apulia film, dalla natura pubblica dell’acquedotto ai progetti sociali sperimentali, dalle relazioni sindacali alla partecipazione democratica, dall’autonomia culturale del Sud mediterraneo alla messa in mora delle destre politiche e dei movimenti populistici reattivi.

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