Ricerca sul disagio psicologico femminile a Reggio Emilia

RICERCA SUL DISAGIO PSICOLOGICO FEMMINILE A REGGIO EMILIA

a cura di Carla Tromellini,  Marina Lupi e Paola Leonardi

 

Introduzione

OGGETTO

L’attività clinica degli operatori sanitari tende a rilevare significative differenze di genere nel modo di esprimere la sofferenza psichica, di chiedere aiuto, di affrontare i compiti evolutivi che la vita impone (ad esempio l’adolescenza, la genitorialità, la malattia, l’invecchiamento).

Queste differenze sessuali sono state comprovate da indagini nazionali e internazionali avviate da oltre un ventennio, le quali hanno fatto emergere l’esistenza di uno specifico disagio femminile e, pertanto, la necessità di modulare interventi di educazione alla salute ( come intesa dalla OMS, e cioè nell’accezione di un equilibrio psicofisico) e di predisporre risposte terapeutiche mirate (c.d. “approccio di genere” alla sofferenza psichica).

Sul territorio reggiano com’è la situazione? L’obiettivo fondamentale della ricerca è proprio quello di accertare se esistono differenze statisticamente significative tra disturbi psichici femminili e maschili così come diagnosticati dagli psicologi del settore di psicologia clinica. Con la presente indagine si è voluto, inoltre, “fotografare” la prima utenza afferita al settore focalizzando l’attenzione sugli aspetti seguenti:

  1. profilo socio-anagrafico (età, residenza, provenienza, stato civile, scolarità, condizione lavorativa, situazione familiare);
    2. profilo clinico (richieste del paziente, valutazione diagnostica eseguita dall’operatore);
    3. iter pregresso messo in atto dal paziente per affrontare la propria sofferenza (precedenti trattamenti psicologici, psichiatrici, neurologici);
    4. eventuale ricorso agli psicofarmaci;
    5. percezione soggettiva del disagio psicologico rilevata con una indagine ad hoc qualitativa.

CAMPIONE

Come precisato sopra, la ricerca comprende due tipi di indagini: una quantitativa tesa a falsificare l’ipotesi di partenza (esistenza di differenze sessuali nella manifestazione del disagio psichico) ed una qualitativa per cogliere il malessere femminile in tutta la sua soggettività. In relazione al duplice filone di ricerca cambia il campione di riferimento:

  1. l’indagine quantitativa è stata effettuata sull’utenza maggiorenne afferita al Settore di Psicologia, nel biennio giugno 1997- giugno 1999. Al fine di studiare le differenze di genere sono stati esclusi dal campione le coppie, le famiglie, i pazienti seguiti dagli psicologi nelle diverse istituzioni presenti nel territorio reggiano (reparti ospedalieri, residenze sanitarie per anziani) e coloro che affrontano iter amministrativi previsti dalla legge (istruttorie per adozioni, per affidi ecc..). Il campione, in tal modo selezionato, è costituito da 93 maschi e 256 femmine per un totale di 349 soggetti.
    b. L’indagine qualitativa è stata condotta su un gruppo ristretto di utenti (n. 10) appartenenti al sesso femminile, afferito al servizio (area salute femminile) nei mesi di febbraio-marzo 2000 (c.d. “campione disponibile”).

METODI E STRUMENTI

I dati della ricerca quantitativa sono stati raccolti attingendoli direttamente dalle cartelle cliniche mediante la messa a punto di particolari fogli di registrazione. Con il programma statistico SPSS (release 6.1) si è provveduto all’elaborazione delle informazioni utilizzando il test statistico del chi quadro e come indicatore della tendenza centrale la moda. L’indagine qualitativa è stata realizzata tramite un colloquio di approfondimento guidato ed un questionario tratti dalla Woman’s Depression Schedule (Wods) della dott.ssa Paola Leonardi (strumento clinico in attesa di standardizzazione) .I dati qualitativi sono stati poi sottoposti ad analisi del contenuto.

Le diagnosi fanno riferimento al sistema di classificazione internazionale delle sindromi e dei disturbi psichici e del comportamento adottato dall’Oms ICD 10 (utilizzato dal settore), opportunamente raggruppate per evitare una eccessiva dispersione dei dati (n.26 categorie). Nel caso di più diagnosi a carico della stessa persona, si è rilevata quella principale. Sono state inclusi anche i fattori influenzanti lo stato di salute (condizioni degne di attenzione clinica seppur non sfocianti in disturbi psicopatologici propriamente detti) per il forte disagio vissuto dal paziente. In particolare, si è fatto riferimento a tre categorie:

  1. Z63 (problemi correlati al gruppo primario di supporto) utilizzata in modo allargato e quindi comprendente: conflittualità di coppia, problemi legati alla genitorialità, violenza genitoriale;
    Z60 (problemi di adattamento al ciclo vitale);
    c. Z87 (storia personale di malattia).

 

Risultati quantitativi della ricerca sul
disagio psicologico femminile a Reggio Emilia

 

Caratteristiche socio-anagrafiche del campione

 

Sesso: la prima utenza per il biennio considerato, risulta essere prevalentemente femminile (73%).

Età: per entrambi i sessi, l’età più rappresentata va dai 18 ai 39 anni (75% dei M e 71% delle F), mentre percentuali molto basse riguardano la popolazione oltre i 60 anni (2% dei M e 6% delle F).

Luogo di nascita: la netta maggioranza dell’utenza considerata è nata in Emilia Romagna: Non esistono differenze rilevanti tra M e F se non per quanto riguarda la nascita all’estero (8% dei M contro il 3% delle F).

Luogo di residenza: l’utenza complessiva proviene prevalentemente dalla città (65% del campione); ciò vale in particolare per le donne (69%). Per quanto riguarda i 93 uomini si distribuiscono in modo più equo tra la città (55%) e la provincia (41%).

Stato civile: la categoria più rappresentata, in entrambi i sessi, è quella dei celibi e nubili (55% dei M e 43% delle F, in totale il 46% del campione), a ruota segue quella dei coniugati (35% dei M ed il 37% delle F) e dei separati (8% dei M e 11% delle F). Seguono divorziati, conviventi e vedove. Il disagio psicologico prevale nettamente tra gli uomini celibi.

 

Titolo di studio: buona parte degli utenti ha il diploma (58% dei M e 56% delle F, 56% del campione) o la licenza media (32% dei M e 28% delle F e 29% del campione). Pochi hanno una laurea (9% del campione) e tra questi il numero più rilevante è costituito da donne (6% dei M e 11% delle F).

Lavoro: le categorie più rappresentate, in entrambi i sessi, sono quelle degli impiegati (39% dei M, 43% delle F e 42% del campione) e degli operai (23% dei M, 11% delle F e 14% del campione), seguono a ruota gli studenti (10% dei M e 10% delle F) ed i disoccupati(10% dei M e 7% delle F); meno significative sono le frequenze di imprenditori (2% dei M e 2% delle F) e lavoratori autonomi (8% dei M e 9% delle F). Le donne prevalentemente provengono dal mondo impiegatizio ma si distribuiscono in modo più equo tra le altre categorie ( 11% operaie, 10% studenti, 9% lavoratrici autonome, 7% disoccupate,7% pensionate, 6% casalinghe, 5% altro, 2% imprenditrici,1% lavoro temporaneo).

Situazione familiare: è la famiglia tradizionale (padre, madre e figli) quella in cui vive il 66% del campione (68% dei M, 65% delle F), a ruota seguono i single (14% dei M e 11% delle F) e le famiglie monoparentali (un solo genitore ed i figli) (8% dei m e 13% delle F). Scarsamente rappresentate risultano essere le altre categorie (famiglia allargata, ricostruita, convivenza e altro).

In conclusione, l’utente-tipo sotto il profilo socio-anagrafico può così essere descritto (ci si rifà alla moda statistica presente nelle variabili sopraelencate): giovane donna , nata in Emilia Romagna, residente in città, nubile, in possesso di un diploma, impiegata e con una famiglia tradizionale alle spalle.

Modalità di accesso ai servizi

 

Primo incontro: gli utenti afferiscono al settore di psicologia prevalentemente tramite Cup (48% dei M ,55%delle F e 54% del campione). Una percentuale cospicua si rivolge però direttamente agli operatori (39%): è una pratica più diffusa tra gli uomini (44% dei M e 38% delle F). Una piccola percentuale (7%) giunge da altri canali (Servizio sociale o altri servizi) (8% dei M e 7% delle F).

Invio: chi promuove il contatto è di solito il paziente (67% del campione) e questo vale soprattutto per le donne (58% dei M e 70% delle F).

Richieste del paziente: i servizi più richiesti sono nell’ordine: contenuto generico (42% dei M, 32% delle F e 35% del campione), counselling (26% dei M, 34% delle F e 32 % del campione), psicoterapia (14% dei M, 17% delle F e 16% del campione) e valutazione clinica (17% dei M, 15% delle F e 15% del campione).Le donne sembrano meno indecise nella domanda da porre agli psicologi e più propense a richiedere un intervento su un problema particolare (counselling) o la psicoterapia come intervento a lungo raggio. Gli uomini tendono maggiormente a non formulare in modo chiaro la richiesta d’aiuto e cercano in modo più marcato una valutazione di tipo clinico.

Precedenti trattamenti: il 47% degli utenti ha un iter pregresso risultante dalla cartella di un certo rilievo; il 13% ha assunto farmaci, l’11% ha fatto ricorso alla psicoterapia, il 9% ha sperimentato il counselling ed il 7% si è sottoposto ad un trattamento psichiatrico. Emergono interessanti differenze di genere: le F, in precedenza, si sono sottoposte con maggiore frequenza alla psicoterapia (26% delle F e 17% dei M), al counselling (21% delle F e 13% dei M) e a un trattamento psichiatrico (15% delle F e 13% dei M), mentre gli uomini hanno preferito una soluzione farmacologica (34% dei m e 25% delle F) ed hanno un tasso più elevato di ricoveri psichiatrici (6% dei M e 1% delle F). Il dato, tuttavia, va letto con prudenza in quanto non sempre viene registrato dagli operatori.

Attuali trattamenti in atto: rari sono gli utenti che afferiscono al servizio in presenza di un trattamento concomitante (13%): di questo 13% , la metà assume farmaci ed il 17% è in psicoterapia, con una netta prevalenza tra le femmine per una cura farmacologica (65% delle F contro il 20% dei M- percentuale calcolata sul totale dei soggetti che usufruisce di un trattamento concomitante). Complessivamente, il 6% del campione assume farmaci e, tra le donne afferite al servizio la percentuale sale al 7,8%.

Riassumendo, sempre tenendo presente la moda statistica, l’accesso ai servizi avviene per lo più tramite cup e viene richiesto direttamente dal paziente, che spesso non ha le idee ben chiare su cosa chiedere. Inoltre le donne sembrano porre, in percentuale maggiore degli uomini, richieste più mirate (counselling) e/o interventi di chiarificazione e sostegno a più lungo termine (v. psicoterapia).

Profilo clinico

 

Conclusione della valutazione: nel 66% dei casi effettivamente gli psicologi riscontrano una sofferenza psicologica rilevante, tale da determinare un intervento; un quarto del campione viene diagnosticato privo di psicopatologia mentre un 9% non termina la valutazione clinica (9% delle F e 9% dei M). Il 28% delle F e 18% dei M non vengono presi in carico dal settore in quanto non è stata rilevata una psicopatologia che risponda ai criteri di priorità definiti dal settore stesso.

Tipo di intervento consigliato: una buona parte del campione patologico (quella parte della prima utenza riconosciuta portatrice di una sofferenza psichica clinicamente significativa) viene presa in carico direttamente (72%) o dal settore (6%) o da altri servizi dell’Ausl (7%).

Tipo di trattamento messo in atto dallo psicologo: i trattamenti più frequenti sono la psicoterapia individuale non breve (56% M e 47% F) ed il counselling al paziente più rivolto alle donne (21% M e 43% F).

Valutazione diagnostica:i disturbi psicopatologici più frequenti nel campione considerato risultano essere: sindromi da disadattamento (10%), sindromi ansiose(10%) e sindromi depressive (9%)(valori percentuali calcolati sull’intero campione). Se raggruppiamo le diagnosi in macrocategorie e consideriamo solo il campione patologico (231 soggetti), si osserva che il 36,8% è affetto da sindromi nevrotiche (F40 –48 dell’ICD 10), il 19.9% da sindromi affettive (F30- 39 dell’ICD 10), il 15,2% da sindromi e disturbi comportamentali associati ad alterazioni delle funzioni fisiologiche e a fattori somatici (F50-52 dell’ICD 10), il 14,3% da disturbi di personalità (F 60 dell’ICD 10)e ben il 10,4% da fattori influenzanti lo stato di salute. Tra maschi e femmine risultano statisticamente significative (tavole di contingenza elaborate tramite il test chi quadro) le seguenti differenze:

  • sindromi da alterato comportamento alimentare (presenti solo tra le F e pari al 6,6% del campione femminile),
  • disfunzioni sessuali non causate da sindromi o malattie organiche(prevalente tra i m nella misura del 10,7% del campione maschile),
  • disturbi della preferenza sessuale (presenti solo tra i maschi nella misura del 3,2% del campione maschile),
  • episodio maniacale (rilevato solo tra gli uomini) , pari al 2,2% del campione maschile.

 

Risultati qualitativi della ricerca sul
disagio psicologico femminile a Reggio Emilia

Sotto il profilo socio-anagrafico, il campione più ristretto, , è piuttosto simile al campione statistico, infatti, se si prende come criterio di confronto la moda, (valore che si presenta con maggiore frequenza nella distribuzione dei dati): si tratta per lo più di giovani donne ( età compresa tra i 18 ed i 39 anni), nate e residenti in Emilia Romagna, nubili, diplomate, impiegate, inserite in una famiglia mononucleare, senza prole. Le pazienti arrivano al servizio dopo aver ricevuto informazioni soprattutto da amici e/o conoscenti, non presentano sintomi fisici rilevanti e buona parte ha subito recenti perdite dovute a lutti, separazioni, divorzi o trasferimenti, non fa uso di farmaci né ricorre a medicine alternative (tranne due pazienti che hanno dichiarato di avvalersi dei Fiori di Bach, Reiki e rimedi omeopatici). Il disagio viene percepito e descritto come qualcosa che ha a che fare non con il corpo ma con la psiche: a seguito di un processo autodiagnostico, l’origine della propria sofferenza è stata quindi collocata nella sfera psichica. I sintomi riferiti dalle pazienti, non a caso, attengono soprattutto alla sfera affettiva e relazionale. Si evidenziano più frequentemente:

  1. difficoltà ad affrontare la vita ed i cambiamenti che essa impone (n.5);
    2. forti difficoltà relazionali riportate espressamente in quasi tutti i casi (n.9);
    3. vissuti depressivi “senso di inutilità della vita, non aver nessun stimolo per alzarsi al mattino, sentire ogni giorno uguale all’altro”, “sfiducia verso il mondo e se stessa”, “sentirsi paralizzata psicologicamente, apatica”, “sensazione che tutto non vada” (n.3);
    4. difficile rapporto con il proprio corpo ed il cibo (n.2);
    5. difficoltà nella ricerca di una propria identità separata (n.2).

Dalle interviste dei bisogni fondamentali emergono come particolarmente pressanti: di appartenenza e di sicurezza.

Il bisogno di cambiamento (risposta alla domanda “cosa cambierebbe di sé e della propria vita”) cercato dalle pazienti è spesso totale (es. “tutto”, “tutto tranne le sorelle ed il lavoro”, “sensazione che tutto non vada”, “tutto o niente”, “l’aspetto fisico e la vita affettiva”) e collegato all’intima e non sempre consapevole esigenza di diventare “grandi”, di differenziarsi, di conquistare uno stato di autonomia mentale e relazionale: ad esempio acquisire maggiore indipendenza nel rapporto con la madre e nel rapporto con il partner, desiderare maggior vigore nell’affrontare le situazioni nuove e la vita in generale, riuscire ad accettare le qualità genitoriali al di là di quello che si vorrebbe, acquisire maggiore fiducia nei propri sentimenti e nella relazione con gli altri, sviluppare una visione della vita più morbida e benevola.

Sotto il profilo diagnostico, le donne oggetto dell’indagine qualitativa presentano con maggiore frequenza rispetto al campione quantitativo disturbi di personalità (40%), fattori influenzanti lo stato di salute (40%), sindromi affettive (20%)

Il questionario teso a dare informazioni sullo stato di benessere psicofisico percepito dalla paziente nell’ultimo mese, mette in rilievo come più frequenti le sensazioni di ansia, di confusione, di tristezza, di malinconia, di paura, di solitudine e di abbandono, di un’insoddisfazione nel vivere quotidiano e nella ricerca del piacere ( ben otto pazienti su dieci hanno dichiarato di aver provato piacere solo qualche volta) anche di natura sessuale (ben 5 ammettono di non essere mai state soddisfatte dei rapporti sessuali, 2 raramente e 2 qualche volta).

 

 

 

Conclusioni della ricerca
(a cura di Paola Leonardi)

Il profilo socio-anagrafico del soggetto a maggior rischio per la salute mentale che si rivolge ai servizi pubblici emergente dalle indagini sul territorio italiano, coincide con quello della ricerca in oggetto: decisamente di sesso femminile, di età adulta dai 18 ai 39 anni, di livello socio-culturale medio-alto, inserita nel mondo del lavoro, spesso non sposata.

Anche qui, come in altri servizi di salute mentale già analizzati non si tratta più di casalinghe depresse da sindrome da “nido vuoto”.

Le donne, quando avvertono di avere problemi, preoccupazioni e disagi si rivolgono più degli uomini direttamente al servizio psicologico e più degli uomini sanno avanzare richieste precise che immaginano possano rispondere ai loro bisogni, come counselling e psicoterapia. Meno degli uomini hanno già fatto uso di farmaci specifici in passato. Rispetto ai disturbi diagnosticati dagli psicologi/ghe, le donne soffrono prevalentemente di sindromi ansiose (attacchi di panico, sindrome ansioso-depressiva, ansia generalizzata), di disturbi depressivi, di sindromi da disadattamento.

Per questi ultimi sarebbero le donne sposate a soffrirne maggiormente, a conferma di un dato già noto alla ricerca psichiatrica/psicologica, che vede nel matrimonio un fattore più protettivo per la salute degli uomini che non per quella delle donne. L’analisi qualitativa e quindi i colloqui più in profondità condotti con le dieci donne intervistate mostrano maggiormente quanto il disagio odierno sia legato al difficile percorso della costruzione dell’identità femminile nella società complessa attuale.

Il disagio infatti viene percepito e descritto come qualcosa che ha a che fare con la mente più che con il corpo, con gli eventi stressanti della vita quotidiana, con le emozioni ed i sentimenti, con le perdite ed i lutti simbolici oltre che reali, con le difficoltà relazionali con il partner ma anche con la famiglia d’origine; con la difficoltà ad affrontare la vita ed i cambiamenti, a trovare il senso della vita stessa ed un progetto esistenziale soddisfacente; con l’ansia di una evoluzione personale, con la difficoltà ad individuarsi e a fare i conti nell’intimità con gli affetti significativi e profondi. Sembrano importanti i bisogni di relazioni “garantite” così come i bisogni di autonomia, di cambiamento e anche di sicurezza.

Ansia, stress, depressioni, attacchi di panico risultano essere i costi dei cambiamenti e dell’evoluzione dell’identità femminile per le 256 donne che si sono presentate per la prima volta al settore di Psicologia di Reggio Emilia biennio 1997-1999.

A fronte della dilatazione del possibile il punto cruciale è la scelta di ciò che può rappresentare il meglio per ogni persona in un certo momento della propria vita: “cosa è il meglio per me qui ed ora”. Come possono essere d’aiuto gli operatori e le operatrici in queste fasi di passaggio della vita delle donne che incontrano nei servizi? In vari modi:

  1. innanzitutto collocando il disagio in una situazione sociale oltre a quella individuale;
    2. facendo leva sul fatto che nessuna scelta è definitiva (concetto di reversibilità ): è importante assicurarsi le condizioni per cambiare;
    3. scoprire e attivare le risorse, i punti di forza che ognuno ha dentro di sé;
    4. incentivare la ri/scoperta dei propri bisogni e desideri forti in un processo di consapevolezza e chiarezza;
    5. offrire terapie integrate, dove problemi e disagi possono essere affrontati nella loro globalità: utilizzando più tecniche in sinergia tra loro, se ne moltiplica l’efficacia. Terapie integrate che possono essere di espressività corporea, oltre quelle verbali, di attività grafico-pittoriche. Per sviluppare l’arte del sentire e dell’ascoltarsi, stimolando la creatività e l’espressività indispensabile per trasformare i disagi in risorse .

Ciò che accomuna disagio maschile e femminile è la constatazione che se in passato la sofferenza psichica dipendeva dal conflitto nevrotico tra norma e inosservanza, oggi è provocata dal bilancio sempre sfavorevole tra ciò che si è ottenuto e ciò che si sarebbe potuto ottenere. Il primo tipo di conflitto è alla base del senso di colpa, ed ha dominato i passati due secoli (su questo principio è stata edificata la psicoanalisi), oggi viene ad essere sostituito dal senso di frustrazione causato dal confronto tra possibile e impossibile, tra reale e potenziale. In sintesi, la cupezza ed il dolore morale procurati dal rispetto di norme rigide, scritte o semplicemente introiettate, sono stati sostituiti dal logoramento dovuto alla continua sollecitazione delle potenzialità individuali, allo smarrimento provocato da una concorrenza spietata, dal timore di essere facilmente superati e messi da parte.

Composizione del campione patologico per categoria diagnostica

 

Categorie diagnostiche secondo l’ ICD 10

FO-F9 Sindromi e disturbi psichici di natura organica, compresi quelli sintomatici
F20-F29 Schizofrenia, sindrome schizotipica e sindromi deliranti
F30 Episodio manicale
F31 Sindrome affettiva bipolare
F32-F33 Sindrome depressiva (singolo episodio e ricorrente)
F34 Sindrome affettiva
F40 Sindromi fobiche
F41 Altre sidromi ansiose
F42 Sindrome ossessivo-compulsiva
F43 Reazione a gravi stress e sindromi da disadattamento
F45 Sindromi somatoformi
F50 Sindromi e disturbi da alterato comportamento alimentare
F52 Disfunzioni sessuali non causate da sindromi o malattie organiche
F60,0 Disturbo di personalita’ paranoide
F60.1 Disturbo di personalita’ schizoide
F60.3 Disturbo di personalita’ emotivamente instabile
F60.4 Disturbo di personalita’ istrionico
F60.7 Disturbo di personalita’ dipendente
F60.8 Disturbo di personalita’ altro
F66 Disturbi psicologici e comportamentali associati con lo sviluppo e l’orientamento sessuale
Z63 Problemi correlati al gruppo primario
Z60 Problemi correlati all’ ambiente sociale
F98 Altri disturbi comportamentali ed emozionali con esordio abituale nell’infanzia o adolescenza
F63 Disturbi delle abitudini e degli impulsi
Z87 Storia personale di malattia
F65 Disturbi della preferenza sessuale

 

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