L’Altra Europa: verso quale prospettiva?

letodi Antonella Leto

(3.1.15)

Abbiamo eletto tre europarlamentari che non hanno ancora, dopo 7 mesi, in Italia un soggetto politico di riferimento, e li abbiamo eletti per il rotto della cuffia con il contributo di tutti, come Torelli attraverso le parole del documento Revelli ci ricorda. Li abbiamo eletti con un programma chiaramente alternativo al PD ed alle politiche delle larghe intese italiane ed europee, ed attraverso l’adesione ad un appello iniziale che delineava la necessità di riformare il concetto stesso di politica a sinistra del Pd, appannato nella credibilità da anni di divisioni, e per questo togliendo la stessa parola “sinistra”, dal nostro simbolo, perché degradata da quel Pd che di sinistra si professa mentre promana le più bieche politiche neoliberiste e perché, mi illudevo, il nostro progetto per i contenuti che proponeva andava ben oltre il semplice bacino degli elettori di sinistra con l’ambizione di rivolgersi al Paese.   Salto a piè pari tutto il pregresso di incomprensioni/deviazioni da quel percorso, per arrivare ad oggi.

Ho sempre trovato strano che nascendo come soggetto politico, tale siamo stati per le europee, ed ancora qui, (per chi ha resistito) a sperare che il soggetto politico NUOVO possa nascere, ci fosse tanta reticenza tra noi a parlare di politica apertamente per valutare insieme verso quale prospettiva si vuole andare. In questi giorni invece cominciano a delinearsi con maggiore chiarezza alcuni elementi che certamente possono contribuire a definire a cosa servirà l’assemblea nazionale e cosa potrà nascerne.

Siccome non amo i panegirici parto dalla fine; non ho apprezzato la maniera ultimativa con cui Revelli ha liquidato il contributo al suo documento, commissionatogli dall’operativo come lui stesso ci ricorda, a firma Gattuso e 150 altri. Premesso che non ho mai compreso, né condiviso, la scelta dell’operativo di affidare al solo Revelli e non anche a Viale e se possibile a Gallino e Spinelli, o sua portavoce, il compito di stilarlo, posso comprendere che ritrovando in quel contributo una visione differente del processo, non lo condivida, ma da questo a definirlo “in nessun modo ..un contributo integrativo al documento-base” ce ne corre. Concludere poi dicendo che gli estensori non tentino di mediare “nemmeno con i propri vicini più stretti” e che a queste condizioni, “Non è il tipo di Assemblea di cui mi pare abbiamo bisogno. E comunque non è quella a cui mi sentirei di partecipare” mi ha lasciata esterrefatta. Minacciare di non partecipare se si affacciassero o fossero accolti punti di vista differenti dal suo non mi fa sentire esattamente a mio agio, e mi fa temere che ancora una volta, ma spero di essere smentita dai fatti, le nostre proposte ed i nostri contributi non verranno accolti dal gruppo che deve fare sintesi. Ma in tutti i casi serve a fare chiarezza che è quello di cui abbiamo bisogno.

Par di capire che Human Factor rappresenterà una svolta nella riunificazione della sinistra alla quale Altra Europa, prenderà parte attivamente attraverso suoi componenti. Ma con quale ruolo e quali prospettive? Riunificare la sinistra è certamente un nostro obbiettivo, anche se non sta a noi poterlo determinare ma ai partiti divisi, così come un nostro obbiettivo, forse anche più urgente sarebbe quello di essere credibili agli occhi dei milioni di italiani che hanno rinunciato ad essere rappresentati, tentare di capire come si ricostruisce un rapporto con la politica, che molti di noi pensavano potesse essere partecipativo, quando questa ha dato le prove che conosciamo.

Ancora una volta mi trovo d’accordo con quanto scrive Daniella Ambrosino quando dice “Se invece questa formula poco felice ” della sinistra e dei democratici” dovesse piegarsi a interpretazioni diverse, nel senso di apertura strategica a chi non considera chiusa l’esperienza di centro-sinistra, se cioè dovesse collocarsi dentro i vecchi orizzonti anziché spalancarne dei nuovi, sarebbe a mio avviso la strada sicura per non riuscire neanche a decollare.  Perciò penso che se ne dovrebbe discutere subito, in modo da arrivare a una Carta d’intenti senza ambiguità. ”   Cara Daniella questa impressione è in molti, lo stesso documento Revelli, che si dilunga in una analisi del renzismo evita di guardare al fatto che su quella china il Pd c’è da tempo, dall’avvio delle privatizzazioni di Prodi, a Bassanini artefice della privatizzazione di cassa depositi e presiti, (e che ora finanzierà le grandi privatizzazioni di Renzi), ed intestatario del comitato del NO ai referendum per l’acqua pubblica, per non dire della TAV, del MUOS, delle trivelle, del rifinanziamento delle banche, della sudditanza alla troica, dell’aver tollerato la Bossi-Fini fino alle stragi, di tutti gli inciuci con tutte  le malavite organizzate e della posizione giustificazionistica sulla Trattativa Stato-Mafia, (c’è stata ma a fin di bene) rappresentata dall’esimio prof. Fiandaca, col quale mi sono confrontata più volte durante la campagna elettorale. E sebbene si parli di soggetto alternativo al PD per le politiche, tutte le mosse di avvicinamento a quella fatidica meta del soggetto politico nuovo ci fanno pensare il contrario.

Sembrerebbe infatti che in attesa della reunion, anche questa volta non si andrà uniti alle prossime regionali, (e locali) ma che i partiti sosterranno le primarie del PD ed i governi che ne nasceranno, (questo certamente conforterà gli elettori sulla novità di questa politica), ed Altra Europa….(?). Che gli stessi, o chi è rappresentato in Parlamento, con i nuovi e presunti alleati, i civatiani, (che tutto finora hanno votato o fatto approvare a Renzi, come ben osservava Alleva in un suo scritto), abbiano già un accordo sull’elezione del prossimo Presidente della Repubblica convergendo su Prodi; e che di tutto questo Altra Europa non debba interessarsi perché nel documento Revelli è detto chiaramente che si va verso l’ineludibile confronto per le politiche, quando saremo pronti e la sinistra riunita.

E torno ai tre europarlamentari senza soggetto politico di riferimento, ma eletti in antitesi alle politiche delle larghe intese. Per le regionali di Emilia e Calabria due dei tre eletti hanno sostenuto apertamente quelle esperienze, e tutti o quasi all’indomani convenivano che fosse stata “una bella giornata”, intendendo con ciò, (penso alle parole di Barbara ed Eleonora che ritrovavano lo spirito che ci aveva unito, legittimando tutte le prossime esperienze di base delle Altre Regioni), che da quello si dovesse ripartire per un’Altra Politica.

A me ad esempio piacerebbe che l’Altra Europa si esprimesse per il sostegno di Rodotà alla Presidenza della Repubblica; e non soltanto perché ci ha accompagnato e sostenuto come lista, (al contrario di Prodi e di coloro che lo impallinarono obbedienti per ora riproporcelo); non solo per le sue impareggiabili qualità di giurista democratico e sostenitore di tutte le esperienze di democrazia partecipativa, di difesa dei beni comuni, ma anche perché politicamente ci consentirebbe di aprire un dialogo con i delusi, i fuoriusciti e gli stessi attivisti e parlamentari del M5S, che rappresentano, quelli si, un bacino di dissenso ai BerluRenzi, che per noi pare inesistente o di nessun interesse.

E se dopo le regionali i partiti in tot regioni saranno al governo con il PD confermandone le politiche o al più “mitigandone” in maniera “egemonica” gli effetti, come dice Notarianni per Milano, alle politiche si potrà andare in autonomia?

E nel frattempo, se il governo Renzi arriverà al 2018, cosa sarà Altra Europa se non ha definito la propria identità come alternativa a quelle politiche, non attraverso una generica carta d’intenti, ma con un manifesto che dichiari chiaramente quali punti programmatici in alternativa al neoliberismo vogliamo proporre ai cittadini?

L’impressione è che è semplicemente votata a scomparire e dissolversi sull’onda delle nuovissime alleanze all’orizzonte. Quelle dettate dalle segreterie dei partiti, quelle da cui, per riprendere il filo della nostra genesi, dovevamo essere autonomi (intendendo con ciò fuori dalle pratiche politichesi ma con le Persone dentro e fuori i partiti).

Un bel segnale, fuor dalla retorica del non lasciare nessuno indietro, sarebbe che per la nostra assemblea del 17  e 18 venissero invitati personalmente tutti e 72 candidati che con le loro facce e le loro storie hanno raccontato il nostro progetto politico e fatto eleggere i nostri rappresentanti. Vorrebbe dire che non li abbiamo semplicemente utilizzati come candidi lenzuoli, utili a mascherare un’operazione di facciata, ma che incarnavano un valore aggiunto ad un progetto che vuole ancora vivere.

Personalmente non credo che per proprietà transitiva i voti di Syriza o di Podemos possano tradursi nei voti della nuova sinistra riunificata con o senza Altra Europa in Italia. E non credo che con i verticismi al nostro interno o fuori da noi, (ed è difficile definirne i contorni visto che tutti sono dentro e fuori), si possa restituire fiducia nella politica ai cittadini, se non si definiscono pratiche, e non solo parole, alternative concrete e credibili.

Per questo è fondamentale che prima dell’assemblea tutti siano messi nelle condizioni di capire se sarà quella la sede di un franco e costruttivo confronto politico e decisionale tra tutti NOI per l’avvio anche in Italia di un progetto politico NUOVO ed inclusivo o se si tratterà di un’ulteriore dilazione, in attesa che in altre sedi, se non tutti qualcuno, determini quale sarà il futuro della “sinistra” in Italia.

un abbraccio!

Antonella Leto

 

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