Reggio verso il ballottaggio

Dino Angelini

7.10.13

E’ probabile che alle amministrative di primavera anche a Reggio si vada al ballottaggio: lo lascia presagire l’andamento delle ultime votazioni, ma anche la scarsa cura che le amministrazioni Delrio hanno mostrato nei confronti del blocco sociale da esse ereditato. Questa prospettiva costituisce di per sé una enorme novità per la nostra città che, al contrario di altre città emiliano-romagnole, anche nel recente passato non aveva mai corso questo “rischio”. Ebbene ciò che colpisce – o almeno ciò che mi colpisce – è l’assoluto silenzio di tutte le forze politiche di fronte a questa prospettiva. Eppure il passaggio  al ballottaggio implica alcune trasformazioni dei contenuti e dei metodi della battaglia politica destinate a sconvolgere significativamente l’assetto politico locale.

In primo luogo il ballottaggio implica una la personalizzazione dello scontro che fa – o dovrebbe fare – piazza pulita degli accordi definiti in sede regionale: quelli – per intenderci – che dieci anni fa imposero Delrio a Reggio in cambio della candidatura di Cofferati a Bologna. Qualora il PD insistesse su questo tipo di scelte rischierebbe di definire un candidato sindaco senza appeal e per\ciò incapace di polarizzare intorno a sé il consenso.

Lo stesso dicasi per il candidato che sarà espresso dalla forza emergente che con molta probabilità andrà al ballottaggio con il PD, e cioè il Movimento 5 Stelle. Anche se in questo caso il probabile ricorso alle primarie on line potrebbe fare emergere una personalità capace di reggere sul piano personale al confronto con il candidato dell’altra parte politica. Specialmente a mio avviso se in precedenza il M5Stelle  trovasse un modo per dialogare con la società civile reggiana. Cosa che il PD non fa più, direi per recente vocazione. Ma sopratutto per la tentazione di definire anche qui da noi un’alleanza con i rappresentanti politici della destra, come qualcuno a mezza bocca va ormai dicendo.

La sinistra radicale locale, dopo la scoppola di febbraio, va abbandonando Rivoluzione Civile, e da una parte torna ad arroccarsi in Rifondazione; dall’altra va più proficuamente riflettendo sul significato delle ultime battaglie effettivamente fatte, e soprattutto sulle ragioni, di contenuto, ma soprattutto di metodo,  del successo del movimento per l’acqua pubblica: leggasi beni comuni e partecipazione. Anche qui la personificazione dello scontro politico è destinata a creare sconvolgimenti, che per ora è possibile solo intuire, e che in ogni caso nell’immediato implicano la ricerca di personaggi capaci di negoziare da una posizione minoritaria con il M5Stelle o col PD, a seconda di come i leader di queste due forze maggioritarie si muoveranno in concreto, di quali in concreto saranno i loro candidati sindaco, e quali i loro propositi sul piano programmatico.

Un ultimo punto sulle conseguenze della personalizzazione. Forse il più sconvolgente: il superamento  della logica spartitoria che portò allo scambio Delrio – Cofferati implica l’esigenza di ridisegnare anche le modalità con le quali si decideranno candidati e alleanze nelle regionali! Su questo piano ad esempio può accadere o la sparizione del gruppo di potere che fa capo ad Errani, oppure  più probabilmente ad un’alleanza di questo gruppo con la destra; alleanza destinata in ogni caso a sconvolgere, penso definitivamente, la storia delle Regione Emilia e Romagna.

Ma c’è un secondo ordine di problemi implicitamente connesso con il ballottaggio: la questione relativa al blocco sociale di riferimento di questo o quest’altro candidato. Le due giunte Delrio hanno implementato la nascita di un blocco sociale che ha i suoi capisaldi da una parte nei beneficiari laici, e preferibilmente cattolici, delle privatizzazione del welfare locale, dall’altra nel partito del cemento.

Ora uno di questi tronconi – quello del cemento – è in profonda crisi. Mentre fra mille giravolte i “chierici” (laici e cattolici) del welfare mix non sanno più cosa inventarsi per rimanere a galla, vampireggiando il “pubblico” che, insensibile ormai a quella che dovrebbe essere la propria mission (welfare universalistico e possibilmente gratuito), non muove un dito di fronte ai continui salassi che costoro impongono in prima battuta ai servizi, ma in effetti sostanzialmente ai cittadini: la recente nascita della 3C la dice lunga in proposito.

Dall’altra parte però nel M5Stelle problema dei contenuti latita. E finché latita in molti si sentiranno autorizzati e temere l’avvento anche a Reggio di una soluzione pasticciata come quella parmigiana. La domanda su questo piano è: su quali programmi si moveranno i due probabili contendenti, ed in rappresentanza di chi?

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