C’era una volta la 194?

C’era una volta la 194? (Lettera aperta a Iniziativa laica, MicroMega e ARCI)

di: 6Donna. (Angela Addorisio – Carla Colzi- Luisa Ferrari – Carmen Marini – Clelia Mori -Tina Romano),  Reggio Emilia 7 aprile 2011        

Solo per qualche inconsapevole e distratto politologo/a la manifestazione del 13 febbraio scorso è stata una sorpresa,come se le Donne fossero invisibili, buone e zitte.
E’ difficile fare star zitte le Donne e il movimento femminista non ha mai cessato di pensare e di fare sentire la sua voce con i mezzi di cui dispone.
 E le Donne prendono parola anche in occasione delle giornate della Laicità dicendo:
 “ Se non a Voi, a chi ?” possiamo parlare del tentativo sistematico di modificare la  legge 194, anche nella “laica e solidale” Emilia.
La legge194, legge laica per eccellenza per il modo in cui è nata ed è stata vagliata da referendum, è anche la più attaccata, “strascinata da una parte e dall’altra e variamente interpretata”. Forse, solo la Costituzione, è stata più “manipolata”. Eppure si continua a considerare la 194 come la legge più adatta ad essere la merce di scambio tra politici italiani e vaticani sopra il corpo delle donne.
Non fa eccezione la Regione Emilia-Romagna, che già da qualche anno ha emanato delle linee-guida che  avvallavano la presenza dei volontari del Movimento per la Vita nelle strutture pubbliche sanitarie dei consultori familiari.
 Il Movimento per la Vita è un’Associazione socio-culturale, non sanitaria, di esplicito contrasto all’interruzione di gravidanza e di conclamata confessionalità cattolica. La contestazione dei movimenti femministi  contro le linee-guida della Regione costituì un deterrente, un segnale inequivoco di critica, per cui cauti sono stati fino ad ora i tentativi di snaturare la legge, scalzando o depotenziando il principio di autodeterminazione della Donna.
Non fa eccezione a questa deriva cinicamente politica il Comune di Correggio, a maggioranza di Centro-sinistra e giunta quasi paritaria, che approva una convenzione con Movimento per la vita e la Croce Rossa per dissuadere la Donna  dall’interruzione di gravidanza, in cambio di una monetizzazione di 150 euro al mese per 18 mesi circa se l’interruzione non avviene. La delibera del Comune non è banalmente e grossolanamente contro la legge, semplicemente la aggira. Il Comune, istituzione laica, si convenziona con un’Associazione di volontariato confessionale, ed una storica come la Croce Rossa (deputata comunque ad intervenire con azioni caritatevoli). Il Comune mette a disposizione un fondo economico di contrasto alla povertà e precisa che è destinato a chi rinuncia all’interruzione unicamente per ragioni economiche. E ora leggiamo la delibera (punto 3 e 4 delibera n.19 del 28/2/2011): “ Se la donna dichiara la propria disponibilità ad incontrare l’assistente sociale per la definizione di un progetto di sostegno, gli operatori sanitari contatteranno i professionisti di riferimento  entro 72 ore dal primo colloquio tramite mail. Se la donna o la coppia manifestano difficoltà a rivolgersi al servizio sociale, saranno gli operatori sanitari del consultorio, sentita la disponibilità della donna, a contattare telefonicamente, l’Associazione di Volontariato (Movimento per la Vita) entro 72 ore dall’avvenuto colloquio per fissare l’appuntamento.”  
 
 
 Vogliamo essere stringate e lasciamo da  parte, per pura economia di spazio, considerazioni assolutamente fondamentali come la violazione crudele del riserbo della Donna, non diciamo della pressione psicologica a cui una Donna stessa è esposta, del senso di colpa, del  crollo di autostima. E dell’invadenza delle Istuzioni nel suo intimo: diventa una minore che sempre meno può scegliere. Il tema della procreazione responsabile è grande e meriterebbe molto spazio.
Ci limitiamo ad osservare: perché  non chiamare in causa maggiormente le responsabilità maschili, perché  non considerare l’uso maschile dei corpi femminili, anche in una coppia?
Non sarebbe meglio orientare le scarse risorse  a disposizione di un Comune, verso azioni di contrasto alla violenza e alla mancanza di responsabilità degli Uomini, più che a discutibili interventi monetari? O questa è una pretesa politicamente scorretta, nell’Italia del Bunga-Bunga di minorenni?
A 40 anni dalla approvazione della 194 ci si aspetterebbe che queste considerazioni orientassero le decisioni amministrative anche nell’azione socio-assistenziale.
Consideriamo comunque oggettivamente la delibera:
essa viola una legge dello Stato che prevede il rispetto profondo e completo della scelta della Donna; fin dalle prime righe introduce “un’innovazione” terminologica che diventa semantica e di diritto introducendo il nuovo soggetto Donna/Coppia, si fa finta che la legge non sia chiara, mentre è chiarissima su questo punto;
si presenta la delibera comunale come un’azione di contrasto della povertà selezionando però i soggetti “degni” d’intervento con una logica caritativa ottocentesca e non con l’universalità delle prestazioni, degne di uno Stato sociale moderno.
Gli altri bambini che nascono, con uguale misero reddito familiare non possono fruire degli stessi benefici economici di quelli che nascono a seguito di un colloquio con il Movimento per la Vita?
Qualcuno potrebbe obbiettare: “è giusto dare a chi meno ha”.
 La nostra Costituzione  riconosce  diritti, non chiede in cambio un’azione di “buona condotta religiosa”.
Da ultimo, non ultimo, le cittadine/i correggesi hanno avuto modo di discutere una decisone che va molto aldilà dell’entità economica dello stanziamento di bilancio? Hanno discusso di questa resa concreta e simbolica della laicità, della universalità dello Stato di tutti/tutte?
Ci auguriamo che  nelle giornate della Laicità ci sia spazio per riflettere.
 
6Donna. (Angela Addorisio- Carla Colzi- Luisa Ferrari- Carmen Marini- Clelia Mori-Tina Romano)
  Reggio Emilia 7 aprile 2011        

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